Bocciatura raddoppio Irpef, Totò Orlando: “Palermo non si svende per una mancia elettorale”

Il presidente del Consiglio Comunale risponde alle accuse lanciate dal sindaco di Palermo

orlando

Con 3 voti a favore, 6 astenuti e 17 contro il consiglio comunale di Palermo, nella giornata di ieri, ha bocciato la delibera che prevedeva il raddoppio dell’addizionale Irpef per i palermitani. Presenti a Sala delle Lapidi 26 consiglieri su 40. Nel provvedimento l’amministrazione comunale aveva proposto l’aumento all’1,57% il primo anno e quasi 1,8% il secondo anno della tassa rispetto all’attuale 0,8%. L’atto era propedeutico al via libera al cosiddetto piano di riequilibrio fondamentale per evitare il dissesto finanziario. Tra i votanti contro: il presidente del Consiglio Comunale, Totò Orlando.

“Il sindaco parlava di sprechi del Consiglio Comunale che si riunisce in sedute, ma la democrazia ha un costo, caro sindaco. Sugli sprechi, non voglio nessuna lezione da chi usa la macchina del Comune per girare in città. Noi ci siamo caratterizzati per essere il partito dei cittadini e che non vuol far gravare un euro nelle tasche della gente con l’aumento delle tasse. Qualcuno, invece, ha pensato bene di fare un totale e farlo pesare sui cittadini. Noi ci siamo opposti, siamo stati coerenti”.

In merito alle dichiarazioni di quest’oggi del sindaco Orlando, il presidente interviene: “Le accuse del sindaco ci onorano. La giunta, la cosa più semplice che ha fatto, è stata questa”.

“Ognuno parla con la sua faccia, io sono qui e ci resto fino a quando potrò”.

IL COMUNE NON ANDRÀ IN DISSESTO

“Ha torto il sindaco quando dice che Palermo andrà in dissesto dopo che il Consiglio ha bocciato ieri il raddoppio dell’addizionale Irpef, la città non andrà in dissesto perché ha già un piano di riequilibrio, anche se noi di Iv abbiamo votato contro. Ci siamo solo opposti all’aumento delle tasse, il sindaco voleva mettere le mani nelle tasche dei cittadini che già versano l’addizionale senza avere fatto nulla sul versante della lotta all’evasione”.

“Non consentiremo a nessuno di svendere Palermo per una mancia elettorale. La città non può essere venduta per 20 anni per 180 milioni di euro”.

CONTINUA A LEGGERE