Da bomber a chef, con Palermo sempre nel cuore…e nei piatti: la nuova vita di Lorenzo Scarafoni
“La mia formazione culinaria è avvenuta a Mondello, insieme ai miei ex compagni ci riunivamo a casa mia e facevamo diverse cene”, ha ricordato l’ex bomber rosanero, che a Palermo ha lasciato non solo ricordi ma anche un pezzo della sua vita
Diciotto anni con le scarpette da calcio addosso, 382 presenze nelle tre categorie professionistiche condite da 88 reti, di cui 15 realizzate con la maglia del Palermo. Numeri che descrivono la carriera calcistica di Lorenzo Scarafoni da Ascoli, culminata da brevi esperienze da allenatore, la più importante a fianco di Carlo Mazzone nel Bologna tra il 2003 e il 2005. Il bomber marchigiano, tuttavia, capì presto che il suo futuro, fuori dal rettangolo di gioco, non sarebbe stato legato ad un pallone. Il mondo del calcio, così come lui lo aveva conosciuto, gli risultava sempre più “distante”, tanto da spingerlo a intraprendere nuove esperienze.
Così nacque per Scarafoni, qualche anno fa, la possibilità di misurarsi con la cucina, un’altra sua grande passione già maturata dai tempi di Palermo. Città che, oltre a farlo sentire amato come calciatore, gli ha fornito diversi spunti interessanti a livello culinario. Dalla pasta con le sarde alle melanzane fritte, fino alla caponata, suo “cavallo di battaglia”. Prelibatezze che adesso, grazie all’ex attaccante, gli avventori del suo stabilimento balneare di Marina di Altidona, nelle Marche, possono gustare nelle loro ricette originali.
SCARAFONI: “HO PRESO QUALCOSA DA OGNI CITTÀ IN CUI HO GIOCATO, MA LA CUCINA SICILIANA…”
«C’era già stata una prima esperienza in Abruzzo, al confine con le Marche, durata 3 anni – racconta a Palermo Live Lorenzo Scarafoni -. Poi io e mia moglie Elena, che aveva già esperienza nel settore della ristorazione, nel 2014 siamo venuti qui a Marina di Altidone, in provincia di Fermo. Abbiamo partecipato a un bando, siamo riusciti a vincerlo e abbiamo ottenuto la concessione demaniale. Così abbiamo iniziato piano piano, all’inizio con un piccolo chiosco, per poi ingrandirci un po’. Siamo contenti di come stanno andando le cose.
Nella cucina ho cercato di riportare tutte le mie esperienze fatte – procede l’ex attaccante rosanero -. Prima però era solo una passione, cucinavo per gli amici. La mia formazione è avvenuta a Mondello, insieme ai miei ex compagni ci riunivamo a casa mia e facevamo diverse cene. Anche dalle altre città in cui ho giocato ho preso qualcosa, e ho cercato di riunire il tutto. Però la cucina siciliana è quella che apprezzo di più e che mi ispira di più. Poi il mio consuocero è palermitano, perché mia figlia è sposata a Palermo con Gianvito Misuraca, anche lui ex giocatore del Palermo. Ho preso anche da lui ispirazione per realizzare piatti come la caponata, che faccio con la ricetta classica palermitana con le melanzane. Poi anche le sarde a beccafico, o la pasta con le sarde. Utilizzo molto la melanzana fritta, che la fa da padrona in tutta la cucina siciliana, è il motore trainante di tutte le ricette. Quando la metti puoi fare qualsiasi cosa.
Il mio mentore in cucina – afferma Scarafoni – è lo chef palermitano Filippo La Mantia. Lui cucina molto leggero, non usa molti soffritti, e io “scopiazzo” un pochino. Credo che anche lui sia diventato chef per caso, ci può essere la casualità ma dietro ci deve essere una grande passione, altrimenti non si arriva mai a fare delle cose buone.»
SCARAFONI: “NON CONCEPISCO GLI ALLENATORI DI ADESSO, MA BALDINI…”
«La carriera da allenatore, probabilmente non era la mia strada – ammette l’ex bomber rosanero Lorenzo Scarafoni -. Possono succederti tante cose ma alla fine quando vai in campo riesci a dimostrare sempre quello che sei. Invece quando fai l’allenatore, o il dirigente, qualsiasi altra cosa nel calcio, ci sono tante altre componenti nelle quali io, probabilmente per miei limiti, non riuscivo a trovarmi. Poi non concepisco le caratteristiche di molti allenatori attuali, a parte i miti come ad esempio Ancelotti. Per me l’allenatore deve avere una moralità, un certo tipo di spessore. Cose che purtroppo negli allenatori di adesso si vedono molto poco.
Mi piace molto Silvio Baldini – prosegue Scarafoni -. È riuscito, dopo tanta serie C, ad affermare le proprie idee. Mi piace molto come ragiona, e il suo modo di fare. Lui è stato molto bravo, io probabilmente non avevo la stessa tenacia che ha avuto lui. Poi, quando vedi che non c’è più speranza, o devi andare ad allenare in serie D, provi a fare altro, ma senza nessun rancore né rimpianto. »
“ANCHE NELLA RISTORAZIONE È IMPORTANTE LA SQUADRA: E POI C’È MIA MOGLIE…”
«In tutti i settori, quando hai collaboratori o dipendenti, puoi applicare il concetto di squadra – afferma Lorenzo Scarafoni -. Molti manager applicano al lavoro il sistema calcio. Così anche nella ristorazione ci vuole qualcuno che comanda ma che non sia troppo impositore. Devi conquistarti la stima dei tuoi collaboratori. Solo così, con l’esempio e con il comportamento, si possono proporre soluzioni e guidare una squadra. E poi c’è mia moglie, che sicuramente è più brava di me. È lei che dirige, io sono un suo dipendente (ride, n.d.r.).
Ci vuole sintonia, serenità e buoni rapporti con tutti, ma con grande semplicità – evidenzia l’ex bomber -. I problemi ci sono in tutti i settori, la vita non è tutta rose e fiori. Però le cose vanno affrontate sempre con tranquillità, sia nel bene che nel male.»
SCARAFONI: “PALERMO? CI HO LASCIATO UN PEZZO DI VITA”
Doverosa la chiusura su Palermo, città nella quale Scarafoni ha giocato per tre stagioni, tra il 1995 e il 1999, e con la quale ha ancora legami molto forti.
«Sono molto affezionato a Palermo, per me è stata una delle tappe più importanti della mia carriera. E poi ci ho lasciato un pezzo di vita, ho i miei nipoti palermitani e mia figlia che vive a corrente alternata a Palermo, perché Gianvito gioca ancora fuori. Ho dei legami familiari, ma non riesco quasi mai a tornare. Palermo ce l’ho nel cuore, per me è stata una bellissima esperienza».