Approvato in Cdm il cosiddetto “decreto del primo maggio” che interessa soprattutto il mondo delle aziende e dei lavoratori. In particolare, tra le misure varate c’è il bonus da 100 euro destinato ai lavoratori a basso reddito, cui si aggiungono gli sgravi per le aziende che assumono, soprattutto al Sud, la detassazione dei premi di produzione e il dl Coesione relativo alla spesa dei fondi europei.
Il bonus da 100 euro arriverà nel 2025 e interessa i lavoratori con redditi bassi. Il viceministro al Mef, Maurizio Leo, lo ha definito “il primo tassello cui seguirà, trovando le relative risorse, l’intervento per le tredicesime”. Il bonus costituisce infatti una misura temporanea, dal momento che l’obiettivo è la detassazione delle tredicesime. A beneficiarne saranno i lavoratori dipendenti con reddito complessivo non superiore a 28mila euro e con coniuge e almeno un figlio a carico, oppure alle famiglie monogenitoriali con un unico figlio a carico. Una platea di “circa 1-1,1 milioni” di nuclei.
Il bonus potrà scattare prima delle dichiarazioni 2025: “Problemi non ce ne sono perché, più che alla dichiarazione dei redditi, bisognerà fare riferimento al sostituto d’imposta perché le somme verranno erogate in aggiunta, a gennaio, previa dichiarazione”, ha spiegato Leo.
“La superdeduzione al 120% – ha spiegato Leo – è già prevista nel secondo decreto legislativo già pubblicato in gazzetta ufficiale per le aziende che creano nuova occupazione a tempo indeterminato. Quello che si doveva fare è il decreto di attuazione e si sta procedendo a un decreto interministeriale Giorgetti-Calderone per regolarne la disciplina con effetto retroattivo per le assunzioni dal gennaio 2024″. Lo sgravio arriva al 130% per giovani, donne ed ex percettori di reddito di cittadinanza. Finalizzate al sostegno all’occupazione anche le disposizioni per l’avvio di nuove attività autonome, con regimi differenziati per il Sud e per il Centro-Nord.
Per il 2025 il governo punta a “consolidare le tre aliquote” Irpef e auspica di “ottenere le risorse per venire incontro al ceto medio”, ha aggiunto Leo. L’attuazione della delega, ha sottolineato, “è stata fatta avendo una attenzione particolare, quasi maniacale, per il rispetto dei conti pubblici”. “Ci accingiamo a fare altrettanto nel 2025 – ha proseguito – con l’obiettivo di consolidare le tre aliquote e di spingerci ancora oltre. Vedremo quale sarà il risultato del concordato preventivo biennale e speriamo di ottenere le risorse per venire incontro al ceto medio che è sicuramente quello in maggiore sofferenza”.
Il dl coesione comporta l’attesa riforma dei fondi strutturali volta a superare le difficoltà dell’Italia nella spesa dei fondi Ue. “Per la programmazione 2021-2027 gli impegni e le spese sono quasi pari a zero quindi l’obiettivo è rimettere in moto risorse pari a 43 miliardi di risorse europee ai quali si aggiungono risorse nazionali di cofinanziamento per un importo complessivo di 75 miliardi”, ha spiegato il ministro degli Affari europei, Sud, Politiche di coesione e Pnrr, Raffaele Fitto. La riforma “crea le condizioni perché i diversi fondi dialoghino e diventino complementari” evitando “il rischio” che “marciassero in contrasto gli uni con gli altri”.
Onde evitare la dispersione dei fondi, si sono ripartiti gli interventi prioritari in una serie di settori strategici condivisi con la Commissione Ue: risorse idriche, infrastrutture per il rischio idrogeologico e la protezione dell’ambiente, rifiuti, trasporti e mobilità sostenibile, energia, sostegno allo sviluppo delle imprese. Tra le misure anche l’avvio di un “meccanismo incentivante” che assegnerà più risorse alle amministrazioni regionali che rispetteranno i tempi degli interventi. Per le inadempienti, invece, si potrà fare ricorso a poteri sostitutivi, per assicurare il raggiungimento dei risultati, così come avviene per il Pnrr.