Bonus lavoro, chiedono di restituire tutto fino all’ultimo centesimo, “ridateci ciò che è nostro o c’è il carcere”

Soldi (Instagram) PalermoLive

Brutte notizie per determinate categorie di lavorati che, per evitare denunce o peggio, dovranno restituire quanto ricevuto indebitamente. 

In periodi di crisi economica, i governi spesso ricorrono all’introduzione di bonus e incentivi fiscali per sostenere il potere d’acquisto dei cittadini e stimolare la domanda interna. Questi interventi mirano a fornire un aiuto concreto alle famiglie e ai settori più colpiti dalla recessione, cercando di mitigare gli effetti negativi sulla vita quotidiana e sull’attività produttiva.

Tra gli esempi più comuni di bonus introdotti in periodi di crisi si possono citare i bonus energia e gas, destinati a ridurre l’impatto dell’aumento dei costi delle utenze sulle famiglie, soprattutto quelle a basso reddito. Altri interventi possono riguardare bonus per l’acquisto di beni specifici, come elettrodomestici a basso consumo o veicoli meno inquinanti, con l’intento di sostenere settori produttivi in difficoltà e promuovere la transizione ecologica.

L’introduzione di bonus presenta dei pro e dei contro. Tra i vantaggi, vi è sicuramente un immediato sostegno economico per i beneficiari, che possono vedere alleggerito il proprio bilancio familiare o avere la possibilità di effettuare acquisti altrimenti rimandati. Inoltre, alcuni bonus possono incentivare comportamenti virtuosi, come l’efficientamento energetico o l’acquisto di prodotti più sostenibili. Tuttavia, tra gli svantaggi, vi è spesso un costo significativo per le finanze pubbliche, che può portare a un aumento del debito pubblico.

Un altro aspetto critico è rappresentato dalla potenziale inefficacia di alcuni bonus nel generare una ripresa economica duratura e strutturale. Se non ben mirati e accompagnati da riforme più ampie, i bonus possono avere un impatto limitato nel tempo e non risolvere le cause profonde della crisi.

L’assegno di inclusione

L’Assegno di Inclusione è una misura di sostegno economico e di inclusione sociale e professionale introdotta in Italia per contrastare la povertà, la fragilità e l’esclusione sociale. È destinato ai nuclei familiari in condizioni di bisogno con specifici requisiti relativi al reddito, al patrimonio e alla composizione del nucleo familiare, con particolare attenzione alle famiglie con persone disabili, minori o anziani over 60.

L’ADI si compone di un sostegno economico, erogato mensilmente tramite una carta di pagamento elettronica, e di un percorso personalizzato di inclusione sociale e lavorativa. I beneficiari sono tenuti ad aderire a un progetto personalizzato, volto a favorire l’inserimento o il reinserimento nel mondo del lavoro, la partecipazione attiva alla vita sociale e l’accesso ai servizi socio-sanitari ed educativi.

Soldi (Pixabay) PalermoLive

Assegno di inclusione e lavoro nero

L’Assegno di Inclusione è compatibile con un’attività lavorativa a basso reddito, purché i guadagni non superino la soglia di povertà stabilita per l’accesso al sussidio. La legge di Bilancio 2025 ha fissato limiti di reddito annuo di 6.500 euro, elevabili a 8.190 euro per nuclei composti solo da over 67 o disabili gravi. Un’occupazione occasionale con guadagni lordi annui inferiori a 3.000 euro non comporta l’automatica perdita del beneficio, purché non sia continuativa e stabile.

Tuttavia, chi percepisce l’Assegno di Inclusione ha l‘obbligo di dichiarare qualsiasi entrata, inclusi eventuali proventi da lavoro non regolare. La mancata comunicazione o la dichiarazione di informazioni false per ottenere o mantenere il beneficio comporta gravi sanzioni penali, con pene detentive da uno a sei anni, oltre alla revoca immediata del sussidio e all’obbligo di restituire le somme percepite indebitamente.