Boss dell’Uditore a casa per Covid, per comunicare usava il walkie talkie
Riarrestato il boss dell’Uditore: era andato ai domiciliari anche perché anziano ed esposto all’infezione
Nella primavere del 2020, nel pieno della pandemia, Pino Sansone, 69 anni, fu uno dei primi autorevoli boss mafiosi che a conquistare gli arresti domiciliari, nella stagione del Coronavirus. Il boss dell’Uditore, che era stato un vicino di casa di Totò Riina nel complesso di via Bernini, era uscito dal carcere su decisone del tribunale del riesame di Palermo. Probabilmente tenendo conto delle precarie condizioni di salute dell’ex costruttore, incompatibili con il regime carcerario. Inoltre era recluso nel carcere di Voghera, dove nei giorni precedenti era morto un detenuto per il Covid 19. Anche per la sua scarcerazione ci furono vibranti polemiche e tante critiche per il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.
RITORNO IN CARCERE
Per il boss, però, adesso si sono riaperte le porte del carcere. Dopo una lunga e minuziosa indagine condotta per mesi dalla Polizia giudiziaria, sarebbe emerso che Sansone avrebbe «in almeno settanta occasioni» violato le prescrizioni a cui è stato sottoposto lo scorso anno. Ed in particolare avrebbe ignorato il divieto di «incontrarsi e di comunicare con qualsiasi mezzo con persone diverse da quelle che con lui abitualmente coabitano o che l’assistono». Infatti il Sansone si sarebbe «incontrato e avrebbe intrattenuto conversazioni con diverse persone, tra cui anche pregiudicati per reati gravi, non autorizzate, inclusi i figli». Avrebbe mantenuto questa condotta nel corso del periodo in cui ha goduto del beneficio concesso per l’età e per il suo stato di salute.
RUOLO DI REGGENTE ATTIVO
Secondo l’istanza presentata al gup dalla Procura, il boss avrebbe avuto incontri e inviato messaggi ad altri presunti affiliati. Comportamento che gli avrebbe permesso di controllare le attività illecite nel suo territorio. Sansone, nel corso della sua detenzione domiciliare, si sarebbe servito di ricetrasmittenti, i walkie talkie. Avrebbe quindi comunicato senza difficoltà all’esterno rimanendo all’interno della sua abitazione. Stratagemma questo architettato nel tentativo di non essere intercettato dalla polizia giudiziaria. Questa lunga serie di gravi violazioni hanno determinato la richiesta della sua detenzione in carcere, considerando che il suo ruolo di reggente del mandamento dell’Uditore sarebbe stato ancora attivo nonostante si trovasse ai domiciliari.