Salvatore Genovese, boss di San Giuseppe Jato stroncato dal Covid
Prima della cattura, che avvenne nel 2000, fu inserito dalla Dia nella lista dei 30 latitanti più pericolosi.
Alla fine, a causare la morte di quello che nel 2000, nel “Programma Speciale di Ricerca” della Dia fu definito come uno dei 30 latitanti più pericolosi, è stato il Covid. Parliamo di Salvatore Genovese, boss di San Giuseppe Jato stroncato dal virus a 77 anni mentre si trovava detenuto ad Opera in provincia di Milano.
IN STRETTI RAPPORTI CON LA MAFIA AMERICANA
Oltre a vantare solidi rapporti con Cosa nostra americana, il boss era ritenuto il capo mandamento di San Giuseppe Jato, in passato retto da Bernardo Brusca e successivamente da Balduccio Di Maggio. Allora, le forze dell’ordine impiegarono circa 70 uomini, e dopo giorni di appostamenti, nelle prime ore del 12 ottobre 2000, lo arrestaromo in una masseria nella zona tra San Giuseppe Jato e Monreale.
UN PERSONAGGIO AMBIGUO
Con Genovese finirono in carcere con l’accusa di favoreggiamento i fratelli Filippo, Vito e Saverio Palazzolo, proprietari della masseria. Mentre la madre dei Palazzolo, Lucia Caradonna di 68 anni, accusata di avere fatto da vivandiera fu denunciata a piede libero. Secondo gli inquirenti i Palazzolo, incensurati, non sarebbero inseriti in Cosa nostra, ma si sarebbero limitati a dare ospitalità al latitante. Un personaggio da molti definito ambiguo per come è asceso al potere del mandamento di San Giuseppe Jato. .
PER LUI COVID AD ALTA CARICA VIRALE
Tornando al tempo odierno, Genovese era risultato positivo al Covid-19 nei giorni scorsi. Genovese ha contratto il Coronavirus e ha accusato sintomi gravi, che lo hanno portato al ricovero e quindi alla morte. La salma dell’ex padrino di San Giuseppe Jato sarà trasportata in paese nei prossimi giorni.