«Cani e gatti non beni di lusso ma membri della famiglia»: proposto aiuto economico

La deputata Michela Vittoria Brambilla propone un sostegno economico alle famiglie che hanno animali in casa in quanto membri di famiglia e non beni di lusso

La proposta di Michela Vittoria Brambilla, deputata di Forza Italia, consiste in un assegno «una tantum» e la riduzione dell’Iva su spese veterinarie e su alimenti per
cani e gatti. Queste principali azioni di sostegno economico alle famiglie che hanno animali in casa sono contenute in un pacchetto di emendamenti. La Brambilla è anche sostenuta da altri parlamentari di diversi partiti dell’Intergruppo.
                                                         
«Sono proposte di buon senso — dice l’ex ministro — del tutto in armonia con le finalità dichiarate dal decreto. Mi auguro quindi che siano accolte e sostenute da tutte le forze politiche».
Alla base degli emendamenti c’è la constatazione di un dato di fatto: cani e gatti presenti nelle nostre case non sono «beni di lusso», ma membri della famiglia.
Secondo i dati più recenti, vivono con noi oltre 7 milioni di gatti e 7 milioni di cani e la spesa media mensile per ognuno di loro si aggira intorno ai 50 euro.
«È importante rendere più sostenibili le loro cure», dice la deputata.
Con Isee sotto i 25 mila euro annui il contributo sarebbe di 150 euro per ogni animale convivente, si sale a 300 se l’Isee è sotto i 7 mila. L’altra azione di sostegno economico riguarda un tema su cui si discute da tempo: la riduzione dell’Iva sulle prestazioni veterinarie che scenderebbe al 10% e anche sul cibo per gli animali, al 4 o al 10% contro l’attuale 22%.
«Il nostro benessere e quello degli animali sono strettamente connessi — dice Brambilla — agevolare il loro mantenimento e la loro cura significa promuovere anche la nostra salute. Oltre a contribuire a rilanciare i consumi».
Non è la prima volta che l’Intergruppo guidato da Brambilla promuove in Parlamento azioni economiche simili: «Nella Legge di Bilancio siamo riusciti ad aumentare a 500 euro le spese veterinarie detraibili. Un piccolo primo passo molto importante non solo a livello pratico ma anche culturale». Infine un altro emendamento ripropone il divieto di allevamento in Italia di animali cosiddetti «da pelliccia». La prima proposta di legge è del 2013. «Sarebbe importante in questo momento in cui, oltre alle evidenti motivazioni etiche, si aggiungono anche quelle sanitarie — sottolinea la deputata — dato che, è notizia recente, nei Paesi Bassi sono stati rilevati casi di contagio da Covid-19 nei visoni degli allevamenti».