Brindisi, ore e ore nei campi sotto il sole: migrante muore per il caldo

Una vicenda che sposta le lancette del tempo a metà del ‘700, quando in America gente schiavizzata lavorava tutto il giorno nei campi di cotone per salari da fame.

La vicenda è di quelle destinate a suscitare un vespaio di polemiche, soprattutto da parte di coloro che, alla sensibilità umana antepongono questioni legate alla politica. Fatto sta che la morte di un migrante, dovuta all’indefesso lavoro nei campi sotto la calura media di 40°, sposta le lancette del tempo di tanti secoli. Sembra infatti di assistere ad una scena dell’America di fine ‘700, quando nei campi di cotone gente di colore schiavizzata lavorava tutta la giornata per un salario da fame. Il fatto è, che in questo caso siamo in Italia e per di più nel secondo decennio degli anni 2000.

IL COMMENTO DI DRISSA KONE

“La spesa preventivata è stata ampiamente raggiunta: sinora è stata raccolta la somma di 20.797 euro per il rimpatrio in Mali della salma di Camara Fantamadi: i soldi in più andranno alla famiglia”. Lo dichiara Drissa Kone, presidente della comunità africana di Brindisi e provincia, in merito alla gara di solidarietà lanciata dopo la morte del migrante 27enne originario del Mali stroncato da un malore il 24 giugno.

LA DINAMICA

Camara stava rientrando in bici dopo aver lavorato per molte ore sotto il sole nei campi alla periferia di Brindisi, nella frazione di Tuturano. L’obiettivo della raccolta fondi era raggiungere la somma di 4mila euro per coprire le spese necessarie al trasferimento della salma in Mali, così come era stato richiesto dal fratello del 27enne.

DOLORE, RABBIA E PIACERE DI CONTRIBUIRE ALLA RACCOLTA

“A nome di tutti, ma soprattutto a titolo personale, intendo comunicare le forti emozioni che hanno accompagnato la raccolta fondi per il rimpatrio della salma del migrante Camara, come mai era accaduto in passato, con altre due salme rimpatriate dalla comunità africana negli ultimi dieci mesi”, ha dichiarato il presidente della comunità africana Kone. “Numerosissime sono state le telefonate ricevute, anche da italiani all’estero, che, a volte in lacrime, esprimevano dolore, rabbia e piacere per la possibilità di contribuire”, racconta.

GRAZIE A TUTTI

Kone ha concluso con un ringraziamento alla comunità: “La mobilitazione di tantissime persone, sia singoli individui che istituzioni, enti ed associazioni, anche ecclesiastiche, è stata così vasta da varcare i confini non solo regionali, ma anche nazionali, testimoniando una solidarietà per il migrante che ha superato ogni previsione o aspettativa, facendo crescere in me la fiducia nella sensibilità degli italiani. A tutti dico grazie”.