L’ex capo della Squadra Mobile di Palermo Bruno Contrada sarà risarcito per ingiusta detenzione. L’entità dell’indennizzo, pari a 285.342 euro, è comunque inferiore a quanto richiesto. La sentenza della prima sezione della Corte d’Appello di Palermo ha messo una toppa al grave errore giudiziario che ha dovuto subire l’ex numero due del Sisde, condannato ingiustamente, con sentenza definitiva nel 2007, a dieci anni di carcere, per l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Commentando la decisione dei giudici, l’avvocato di Contrada, Stefano Giordano, a prescindere dalla quantificazione della riparazione per ingiusta detenzione, si è dichiarato soddisfatto: «Alla fine sia la Cassazione che la Corte d’Appello ci hanno dato ragione. Adesso aspettiamo che la partita termini definitivamente. E poi potremo dire che giustizia è stata fatta».
L’attuale sentenza ha ribaltato la decisione in precedenza assunta dalla Sezione seconda, a sua volta annullata dalla Cassazione. Ha accolto, quindi, la domanda di riparazione per ingiusta detenzione formulata da Bruno Contrada, sebbene abbia limitato l’entità dell’indennizzo a 285.342 euro, rispetto ai 667mila iniziali. Nel 2015 la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo aveva condannato lo Stato italiano a risarcire Contrada per danni morali. L’avvocato Giordano, riferendosi alla sentenza di Strasburgo ha detto: «Le sentenze della Corte europea si eseguono, e per farlo bisognava eliminare dall’ordinamento la condanna di Contrada, cosa fatta dalla Cassazione nel 2017. Poi andavano eliminate tutte le conseguenze pregiudizievoli. Questo è avvenuto parzialmente, anche se non definitivamente, perché credo che la Procura generale farà un ricorso, e forse lo faremo anche noi sul quantum».