Buoni pasto scaduti, ecco il trucco semplicissimo per recuperarli tutti | Con quelli vecchi ci fai una fortuna

Buoni pasto - fonte pexels - palermolive.it (2)

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Se i buoni pasto scadono non sono perduti, c’è un modo per utilizzarli ugualmente, si tratta di un piccolo tesoretto

I buoni pasto rappresentano un beneficio aziendale che consente ai lavoratori di usufruire di servizi sostitutivi di mensa. Essi possono essere utilizzati per l’acquisto di pasti pronti o generi alimentari presso i punti vendita convenzionati. La normativa principale che disciplina i buoni pasto è contenuta nel Decreto Ministeriale 7 giugno 2017 n. 122, che ne fornisce le definizioni e ne stabilisce le caratteristiche.

I buoni pasto possono essere erogati ai lavoratori subordinati, sia a tempo pieno che a tempo parziale, anche in assenza di una pausa pranzo prevista dall’orario di lavoro. Inoltre, possono beneficiarne anche i collaboratori a progetto. Tuttavia, la loro assegnazione non è obbligatoria per il datore di lavoro, ma dipende dalle disposizioni del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) applicabile o dalle previsioni del contratto individuale. Pertanto, anche se un lavoratore rientra nelle categorie previste, riceverà i buoni pasto solo se tale benefit è previsto dagli accordi contrattuali.

Le aziende che offrono buoni pasto ai propri dipendenti possono beneficiare di significativi vantaggi fiscali. I buoni pasto non concorrono a formare reddito da lavoro dipendente fino a un limite di esenzione fiscale stabilito dalla legge. Nello specifico, il valore esente è di 8 euro per i buoni pasto elettronici e di 4 euro per quelli cartacei. Inoltre, l’intero costo dei buoni pasto è deducibile dal reddito d’impresa e l’IVA applicata è detraibile, contribuendo così a ridurre l’onere fiscale complessivo per l’azienda.

Anche i lavoratori traggono vantaggio dall’erogazione dei buoni pasto. Poiché entro i limiti di esenzione non sono soggetti a tassazione, i buoni pasto rappresentano un’integrazione al reddito esente da contributi previdenziali e assistenziali. Questo consente ai dipendenti di usufruire di un potere d’acquisto maggiore rispetto a un aumento salariale di pari importo. Inoltre, la possibilità di utilizzare i buoni pasto presso un’ampia rete di esercizi convenzionati li rende un benefit flessibile e pratico nella gestione delle spese alimentari quotidiane.

Come gestire i buoni pasto scaduti

Se ti ritrovi con dei buoni pasto scaduti, la prima cosa da fare è contattare l’ufficio del personale della tua azienda. Non sarà infatti possibile rivolgersi direttamente alla società emittente, come Up Day, per chiedere la sostituzione dei ticket. Sarà compito dell’azienda valutare se esistono condizioni di reso previste dal contratto di convenzione e avviare la relativa procedura.

L’eventuale restituzione dei buoni pasto scaduti è una responsabilità aziendale. Solo l’azienda può richiedere un reso alla società emittente, e questo avviene a sua discrezione. Anche se il contratto prevede una finestra di tempo per il reso, il dipendente non ha diritto a esigere che l’azienda avvii tale procedura.

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Buoni pasto – fonte pexels – palermolive.it

Importanza di utilizzare i buoni in tempo

I buoni pasto sono un benefit con una scadenza chiaramente indicata, ed è responsabilità del lavoratore utilizzarli entro tale termine. Non esiste alcun obbligo per l’azienda di procedere con la richiesta di rimborso o sostituzione. Per evitare situazioni spiacevoli, è consigliabile monitorare con regolarità la scadenza dei propri ticket.

Nel caso di buoni pasto cartacei, è fondamentale restituirli integri. Buoni strappati, scarabocchiati o danneggiati non saranno accettati per il reso. Per quanto riguarda il settore pubblico, la gestione dei buoni pasto scaduti dipende dalle condizioni specifiche previste dal contratto di gara. Anche in questo caso, solo l’ufficio preposto può seguire le procedure necessarie per la restituzione.