Maura Nardi ed Emanuele Loati sono una coppia di Recanati, nelle Marche. Negli ultimi giorni sono finiti al centro dell’attenzione per aver condiviso la loro storia, che li vede in procinto di sposarsi dopo aver compiuto il percorso di transizione. 40 anni lei e 25 lui, hanno ora ottenuto la nuova identità di genere dallo Stato italiano.
“Ci sposiamo la prossima estate e se c’è la possibilità vorremmo adottare dei bambini”. Così hanno dichiarato all’ANSA. “Stiamo progettando il nostro futuro. Il desiderio di adottare dei bambini è forte – dice Emanuele -. Sarebbe bello dare un’opportunità a chi è meno fortunato”.
“Non so se lo Stato ce lo permetterà, ma faremo di tutto per portare avanti questa nostra intenzione”, dichiarano i due. Spiegano anche le ragioni che li hanno portati a condividere la loro storia con la stampa: “Terminato l’iter burocratico che ci ha consegnato le nostre nuove identità – dice Maura – era giusto raccontare la nostra storia anche per tutte quelle persone che sono alle prese con questo percorso”.
A raccontare la vicenda è stato Il Quotidiano Nazionale, che ha intervistato Maura Nardi. L’ufficio anagrafe del Comune di Recanati ha consegnato alla coppia le nuove carte d’identità. Maura dal genere maschile è passata al femminile, Emanuele ha percorso l’iter opposto.
Maura racconta di aver perso la vista a 19 anni a causa di una rara malattia alla retina. “Devo dire – aggiunge – che è stato molto più facile convivere con la cecità che con l’incongruenza di genere. Se da un giorno all’altro non vedi più, in qualche modo puoi riorganizzare la tua vita ed è quello che ho fatto. Con l’identità di genere non puoi scendere a patti ed esiste un solo modo che si chiama transizione. Puoi lottarci per un po’, ma alla fine sei costretta a cedere anche perché in ballo c’è la tua vita”.
Il percorso verso la transizione è iniziato nel 2016, Maura aveva 35 anni. Prima l’aiuto di uno psicologo privato, poi del Movimento identità transessuale di Bologna e il sostegno terapeutico di professionisti.
“Non è stata una passeggiata – racconta -, tanti i momenti di sconforto e di paura, i continui viaggi a Bologna per le visite e le perizie, il dolore per i trattamenti medici e chirurgici fino ai sensi di colpa per aver trascinato la mia famiglia in un cammino così complesso. Il tutto amplificato dalle limitazioni del mio handicap. Non è stato facile, ma sono stata sempre accompagnata dalla consapevolezza e la convinzione che stavo facendo la cosa giusta”.
Accanto a lei i familiari e qualche amico. “Qualcuno si è allontanato, questo è vero – commenta -, qualcun altro mi ha tolto addirittura il saluto e ho dovuto lavorarci su per capire che non è un mio problema”. Poi è arrivato Emanuele, conosciuto tre anni fa. I due raccontano che presto convoleranno a nozze e di essere impegnati a progettare il loro futuro insieme.