Campobello di Mazara, ritrovata l’auto di Messina Denaro: il boss aveva la chiave al momento dell’arresto

Era vicino casa di Giovanni Luppino

macchina

È stata ritrovata dalla polizia l'automobile del boss Matteo Messina Denaro, Campobello di Mazara, 21 gennaio 2023. Proprio grazie alla macchina gli investigatori riuscirono a risalire al primo covo del boss individuato a Campobello di Mazara. ANSA/ CARMELO SUCAMELI

La Polizia ha ritrovato l’auto del boss Matteo Messina Denaro. Si tratta di una Giulietta. Al momento dell’arresto di lunedì scorso, i carabinieri avevano trovato le chiavi della vettura all’interno del borsello che aveva con sé il latitante. Grazie alla macchina gli investigatori grazie a un sistema artificiale sono riusciti a individuare il primo covo di Messina Denaro in vicolo San Vito, a pochi passi dal centro del comune trapanese. 

La Giulietta si trovava in un garage vicino casa di Giovanni Luppino, l’uomo che ha accompagnato in clinica La Maddalena di Palermo il boss, lunedì mattina prima dell’arresto. L’ipotesi degli investigatori è che Messina Denaro abbia raggiunto con la sua auto casa di Luppino e poi con la vettura del commerciante di olive, una Fiat Bravo, si sono diretti a Palermo. 

Convalidato l’arresto dell’autista di Matteo Messina Denaro

Sconosciuto agli investigatori, Giovanni Luppino girava tuttavia con un coltello a serramanico con una lama da 18,5 cm. Lunedì mattina i carabinieri lo hanno arrestato insieme al boss, ma davanti al pm l’uomo ha ribadito di non conoscerne la vera identità. “Non lo sapevo che fosse Messina Denaro, solo un pazzo avrebbe potuto accompagnarlo sapendo che si trattava del boss. Mi creda”, ha dichiarato, assistito dal suo legale Giuseppe Ferro, davanti al Gip (LEGGI QUI).

Giovanni Luppino è un commerciante di olive di Campobello di Mazara, nel Trapanese. Ha spiegato di aver conosciuto Matteo Messina Denaro qualche mese fa con il nome di “Francesco”, cognato di Andrea Bonafede. Ha aggiunto anche di averlo accompagnato per la prima volta lunedì scorso a Palermo per un ciclo di chemioterapia. Una cortesia chiestagli proprio a causa delle sue condizioni di salute.  

“Un collaboratore certamente fidato”

“Nessun elemento può allo stato consentire di ritenere che una figura che è letteralmente riuscita a trascorrere indisturbata circa 30 anni di latitanza, si sia attorniata di figure inconsapevoli dei compiti svolti e dei connessi rischi, ed anzi, l’incredibile durata di questa latitanza milita in senso decisamente opposto, conducendo a ritenere che proprio l’estrema fiducia e il legame saldato con le figure dei suoi stessi fiancheggiatori abbia in qualche modo contribuito alla procrastinazione del tempo della sua cattura che, altrimenti, sarebbe potuta effettivamente intervenire anche in tempi più risalenti”. Così si legge nella richiesta di convalida dell’arresto.

FONTE FOTO: Ansa.it