La carruba sa di antico, di quel rito tardo estivo di raccolta dall’albero, del gusto immutabile di un frutto dalla forma strana, lungo e torto. Sono il presidente ad honorem del ristretto club dei Carruba Lovers, ne mangerei chili, appena staccate dal ramo, una spolverata e via proprio come facevamo a 10 anni depredando indisturbati i tanti alberi che circondavano il campo di calcio di via Pazienza a Mondello.
MAIALI E ASINE
Del resto, le carrube residue sarebbero finite come mangime supplementare di maiali e asine a cui faceva aumentare la montata lattea e il ragionamento “meglio noi che loro” non sollecitava alcun rimorso di coscienza. E poi, alzi la mano chi non ha avuto una nonna che quasi clandestinamente ti allungava la caramella di carruba al primo sentore di mal di gola, rimedio artigianale che si è tramandato per generazioni. E, chicca per i patiti di gelato, chiedete al maestro Cappadonia di farvi assaggiare il suo gusto carruba: inimmaginabile.
LA CARAMELLA INFINITA
Dire carruba a Palermo (ma potremmo allargare i confini sino all’intera Europa) significa implicitamente dire Terranova, la storica famiglia che inventò la caramella di carruba. La più strana delle caramelle, a partire dal colore bruno a differenza da tutte le altre dalle sfumature arcobaleno. E poi la consistenza in bocca, levigata e infinita, se la scioglievi poteva durare anche un quarto d’ora. Per non parlare del packaging, altra nota distintiva, quasi contraria ad ogni regola di marketing e proprio per questo eccezionale.
LA BANCARELLA VIAGGIANTE
La famiglia Terranova da 130 anni produce le sue caramelle a Ballarò, un’azienda che assieme alla Tutone, da sempre sinonimo di anice, rappresenta la tradizione imprenditoriale palermitana rimasta fedele alla sua origine. Tradizione che anche in questo campo richiama il Festino e la Santuzza. E così, per questa edizione anomala delle celebrazioni di Rosalia, i Terranova hanno deciso di sparigliare il campo e presentare una speciale box edition con tutti quei prodotti che ne fanno una bancarella viaggiante.
LA SCATOLA ILLUSTRATA
La scatola denominata Festino è un omaggio a Rosalia ma anche un omaggio ai palermitani privati degli odori e dei sapori della loro festa. Se è buono il contenuto, è certamente bello il contenitore perché l’illustrazione della scatola è stata affidata all’acquarellista Giorgio D’Amato. Il risultato è la narrazione sintetica di questo Festino 2020, che come la fenice ha trovato dalle sue ceneri nuova vita. Proprio come la caramella, levigata e infinita.