Una bagnante è finita in ospedale, al San Marco di Catania, in terapia intensiva. La causa, una puntura, farebbe pensare alla “classica” medusa, la cui letalità, tuttavia, non arriva fino a questo punto. La donna, piuttosto, ha avuto un “incontro ravvicinato” con la meno nota “Phsyalia physalis“, la “Caravella Portoghese“. Si tratta di un sifonoro, un “organismo coloniale” formato da un insieme di polipi specializzati che vivono galleggiando sulla superficie dell’acqua grazie a una “sacca” piena di gas. Un organismo marino dotato di tentacoli, non facilmente visibili dai bagnanti, che possono raggiungere una lunghezza di 30 metri. E che, soprattutto, possono risultare molto pericolosi per l’uomo.
La donna si è presentata presso il nosocomio catanese con sintomi lievi, accentuatisi poi con il passare del tempo. Pare, anche a causa anche di patologie pregresse. “Sintomi così importanti e lesioni cutanee caratteristiche sulla schiena, sui glutei e sulle gambe lasciano immaginare che si tratti proprio della puntura di una Caravella portoghese“, ha spiegato Benedetta Stancanelli, primario di Medicina al Policlinico San Marco di Catania. Nel caso della bagnante, la puntura dell’animale marino avrebbe provocato alla donna forte cefalea, astenia, vomito, attacchi di panico, difficoltà respiratorie, e una notevole aritmia cardiaca.
La Caravella Portoghese venne scoperta nel 1850. L’animale inizialmente era molto diffuso tra lo stretto di Gibilterra e il Mare di Alboran, per poi estendersi anche verso il Mediteraneo Centrale. Qualora vi si entri in contatto i sintomi possono essere lievi, come in seguito a una puntura di medusa, o ben più gravi. Ciò può dipendere dalla sensibilità del soggetto al veleno che irradia questo animale marino.
Ci sono stati altri recenti avvistamenti della Phsyalia physalis, oltre al caso di Catania. Dalla Liguria, al largo delle coste di Chiavari, fino alla Sardegna, per finire a Villa San Giovanni. Per gli esperti si tratta di “una delle creature marine più pericolose che un bagnante possa incontrare nel nostro mare”.