La polemica è scoppiata dalle parole rilasciate dal professore Alberto Grandi, storico dell’alimentazione e docente all’università di Parma, durante un’intervista sul Financial Times, sulla carbonara e il parmigiano. L’ira di Coldiretti: “Attacco surreale ai piatti simbolo”.
L’attacco nasce da un’intervista realizzata da Marianna Giusti ad Alberto Grandi, autore e presidente del corso di laurea in Economia e management all’Università di Parma, come riporta Il Messaggero. In un post pubblicato sull’account Instagram del Financial Times, quotidiano britannico, si legge che la carbonara l’avrebbero inventata gli americani durante la seconda guerra mondiale mentre oggi il parmigiano originale si trova solo in Wisconsin. Infine, il panettone e il tiramisù sarebbero nati al supermercato.
Il docente, che ha dedicato la sua intera carriera a sfatare miti legati alla tradizione culinaria del nostro Paese basandosi sulla letteratura accademica esistente, però, non è nuovo a questo tipo di provocazioni.
Le parole sulla Carbonara. “La storia su cui la maggior parte degli esperti concorda è che uno chef italiano, Renato Gualandi, lo fece per la prima volta nel 1944 a una cena a Riccione per l’esercito americano con ospiti tra cui Harold Macmillan” scrive Marianna Giusti sul Financial Times. “Gli americani avevano pancetta favolosa, panna molto buona, formaggio e tuorli d’uovo in polvere”.
Sul Parmigiano Reggiano, invece, si legge che “prima degli anni Sessanta le forme di parmigiano pesavano solo circa 10 kg (rispetto alle pesanti forme da 40 kg che conosciamo oggi) ed erano racchiuse in una spessa crosta nera. Aveva una consistenza più grassa e morbida rispetto a quella attuale. La sua esatta corrispondenza moderna è il parmigiano del Wisconsin“.
“Dal Financial Times arriva un attacco surreale ai piatti simbolo della cucina italiana, proprio in occasione dell’annuncio della sua candidatura a patrimonio immateriale dell’Umanità all’Unesco“. È quanto afferma la Coldiretti nel commentare l’articolo del Financial Times che cerca di banalizzare la tradizionale alimentare nazionale, dalla carbonara al panettone, dal tiramisù fino al Parmigiano Reggiano.
“La candidatura della cucina italiana a patrimonio dell’umanità è una opportunità per proteggere e rafforzare l’identità della cucina italiana che è la più apprezzata nel mondo con il record storico realizzato dalle esportazioni agroalimentari Made in Italy che hanno raggiunto il valore record di 60,7 miliardi secondo l’analisi della Coldiretti su dati Istat anche sotto la spinta della domanda di italianità in cucina. Una iniziativa utile – conclude la Coldiretti – per valorizzare l’identità dell’agroalimentare nazionale e fare finalmente chiarezza sulle troppe mistificazioni che all’estero tolgono spazio di mercato ai prodotti originali”.
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