Carcere per Johnny Giordano, il Tribunale di Palermo respinge richiesta Procura
La richiesta è stata respinta dalla Procura
Il Tribunale di Palermo ha respinto la richiesta di carcere della Procura per il capo-ultrà Johnny Giordano. L’accusa nei confronti dello storico capo ultrà delle Brigate Rosanero era di essere contiguo a Cosa Nostra, in particolar modo alla cosca di Borgo Nuovo. Il clan mafioso palermitano è stato al centro delle indagini della Direzione distrettuale antimafia lo scorso marzo e il nome di Giordano è emerso anche in alcune intercettazioni.
Tre erano i fatti contestati al capo-tifoso del Palermo che avevano spinto la Procura a fare richiesta di carcere a Giordano. Il primo episodio riguarda presunti rapporti con Jari Ingarao, figlio del boss Nicola, ucciso nel 2007; gli atri fatti riguardano il posto di lavoro con stipendio fisso che Giordano aveva nel Palermo Calcio durante la gestione Zamparini.
Poi nel 2018 con il fallimento della società e dopo un anno l’arrivo di Mirri, secondo l’accusa Giordano avrebbe cercato di avere un colloquio cn l’allora nuovo presidente rosanero. Per ottenere un incontro il capo-ultrà avrebbe chiesto aiuto a un fedelissimo del clan del Pagliarelli, Giuseppe Bellino.
“Sono felice, ma non capivo questo accanimento quando era palese che ero innocente“. Questo il commento di Johnny Giordano, difeso dall’avvocato Giovanni Castronovo, a PalermoLive.