Scarcerazioni dei boss, è scontro: concessi i domiciliari a 62 siciliani

Il Coronavirus ha portato anche il problema nella gestione delle carceri: sono molte le scarcerazioni, con successivi domiciliari, per evitare focolai

L’Italia dibatte anche sul tema caldissimo delle carceri. La pandemia virale nota come Coronavirus ha scoperchiato un altro, grande, problema dello Stivale: la situazione delle nostre galere. Tanti, infatti, i delinquenti nelle strutture penitenziarie che potrebbero perire contraendo il virus durante la loro detenzione. Soprattutto quelli più anziani. Sono ben 376 i mafiosi, o associati, che in Italia hanno abbandonato le carceri dopo lo scoppio dell’emergenza sanitaria ed altri 456 vogliono, con forza, tornare a casa. I siciliani che hanno beneficiato dei domiciliari sono attualmente 62.

LO SCONTRO PER LE SCARCERAZIONI

Scontro sulle carceri. Le direzioni delle carceri cercano di sfoltire gli abitanti delle strutture per evitare i contagi da Coronavirus mandando ai domiciliari i carcerati mentre il Governo spinge per riportare i detenuti nelle strutture penitenziarie il prima possibile. 57 mafiosi sui 376 totali sono stati mandati a casa da reggenti delle galere grazie alla circolare del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del 21 marzo. Loro non avevano chiesto nessun trasferimento. L’esecutivo, per bocca del ministro della Giustizia Bonafede, non ha preso benissimo la decisione e vorrebbe rimandare dentro i delinquenti, ma attualmente non si sa con quali modalità.

La Dap, tramite una circolare, aveva chiesto di monitorare soprattutto i settantenni, invece hanno beneficiato dei domiciliari, al netto di patologie particolari o di reati “minori“, anche carcerati giovani di età compresa tra i 33 ed i 45 anni. Un vero, grande, problema che dovrà essere risolto per garantire la sicurezza di tutti i bravi cittadini italiani.