Caro bollette, a Palermo 20 imprese verso la chiusura

Sono venti le attività imprenditoriali in procinto di chiudere i battenti a Palermo a causa del rincaro dei costi energetici

energia elettrica

Sono venti le attività imprenditoriali in procinto di chiudere i battenti a Palermo a causa del rincaro dei costi energetici. Lo comunica il presidente provinciale della Confederazione Italiana Esercenti Commercianti Salvatore Bivona, precisando che il dato riguarda imprese iscritte all’associazione di categoria, in gran parte artigianali.

Caro bollette, a Palermo chiudono le imprese

“Nello specifico, sono prossime alla cessazione delle attività – precisa – venti tra imprese ed esercizi commerciali attivi nella produzione di dolciumi, pane e prodotti da forno e lavanderie”. Piccole realtà che, come sottolinea Salvatore Bivona, non riescono a reggere i costi delle bollette di luce e gas e che hanno comunicato alla CIDEC di Palermo la triste decisione di porre fine alle attività.

“Palermo non ha bisogno di nuovi disoccupati”

Notizie che provocano sgomento – dichiara il presidente – anche in considerazione dei licenziamenti che ne scaturiranno: Palermo non ha certo bisogno di nuovi disoccupati o di gente disperata che ricorre al lavoro nero o irregolare o, ancora peggio, agli usurai per ricevere liquidità”. “Ho invitato personalmente i titolari a resistere ancora per qualche mese – afferma – in attesa che il governo nazionale dia risposte concrete agli imprenditori e agli esercenti, ma la disperazione sembra prevalere e temo che si tratti soltanto delle prime chiusure all’orizzonte”.

Intervento immediato

Salvatore Bivona, che riveste anche il ruolo di presidente regionale dell’associazione datoriale, esprime forte preoccupazione anche per la situazione in atto nel resto della Sicilia, soprattutto nelle aree già maggiormente esposte al rischio di desertificazione produttiva e commerciale dell’entroterra. “Imprenditori e commercianti – conclude – hanno già dato abbondantemente prova di resilienza: si intervenga subito, prima che il tessuto economico delle città e dei piccoli centri ceda definitivamente”.

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