Quelle scene di immane violenza rimarranno impresse a lungo nella mente di chi le ha viste. La Casa di riposo lager di Palermo ha in tal senso un nome che fa rima con paradosso: “I nonnini di Enza”. Un vezzegiativo che dovrebbe riportare a sentimenti quali compassione, misericordia e amore. E invece, minacce, soprusi e i più disparati maltrattamenti, tra quelle quattro mura di un’abitazione di viale Lazio altro non erano che una conustudine. In un’intervista riportata dal Gds, Vincenzo Marannano riporta la testimonianza di uno degli ospiti.”«Era un inferno. Le badanti non facevano altro che picchiare me e gli altri anziani. «Per me questa è stata un’esperienza terrificante. Durante il mio soggiorno venivo sempre maltrattata sia fisicamente e soprattutto moralmente. Mi chiamavano continuamente “puttana” offendendomi gratuitamente“.
E ancora.” «Una volta – racconta – tale Maria Grazia, per farmi buttare la sigaretta mi ha picchiato sul braccio sinistro. Lo ha fatto con una bottiglia di acqua in plastica, procurandomi una frattura. Quando sono stata portata al pronto soccorso ho dovuto dichiarare che mi ero fatta male da sola. Questo perchè Carmelina, Maria Grazia e la titolare mi hanno minacciato che se avessi detto la verità una volta tornata a casa mi avrebbero massacrato di botte»