Caso Sinner, finalmente c’è la sentenza: squalifica inevitabile | Ma la differenza può stravolgere tutto
Il caso del Clostebol pesa come una spada di Damocle sulla testa di Jannik Sinner. Un precedente non rassicura Il tennista italiano
La vicenda dell’utilizzo involontario di una sostanza dopante da parte di Jannik Sinner continua a tenere banco e a scatenare polemiche a tutti i livelli. Riassumendo rapidamente, il tennista altoatesino circa due mesi fa è stato scagionato da un tribunale dell’International Tennis Integrity Agency dopo essere risultato positivo in due occasioni a una sostanza anabolizzante.
Si parla del famigerato Clostebol, usato come crema per uso topico e per rigenerare il tessuto cutaneo. Nel caso di Sinner è stato utilizzato tramite la pomata Trofodermin per un massaggio, ma la contaminazione avvenne in quanto il suo ex fisioterapista aveva usato la crema per curare un dito e la sostanza è entrata in contatto con le ferite del giocatore.
Il Clostebol è un anabolizzante a tutti gli effetti e per questo aiuta la stimolazione della produzione di molecole complesse come lipidi e proteine. Purtroppo per Sinner la sua assoluzione è stata impugnata dalla WADA, l’agenzia internazionale antidoping che ha fatto ricorso contro la sentenza del tribunale.
Il fuoriclasse altoatesino, fresco vincitore del Masters 1000 di Shangai, si trova tra color che son sospesi in attesa di un secondo verdetto, questo sì definitivo.
Caso Sinner, l’attesa è snervante: arriva un precedente importante
L’attesa per la sentenza del TAS, il Tribunale Arbitrale dello Sport, è ovviamente spasmodica. L’accusa che la WADA muove nei confronti di Sinner è di negligenza, un comportamento che può portare ad una squalifica non proprio ridicola.
In soccorso del tennista azzurro arriva il caso dell’ex numero uno del tennis femminile, la rumena Simona Halep. La Halep fu squalificata per ben 4 anni dalla Itia per una riscontrata positività al Roxadustat, una sostanza che favorisce la crescita dei livelli di emoglobina nel sangue.
Caso Sinner, il trattamento riservato alla Halep conforta l’azzurro: ecco perché
Il TAS ha poi ridotto da 4 anni a 9 mesi la squalifica della giocatrice rumena e proprio qualche giorno fa ha pubblicato le motivazioni della sentenza. Gli avvocati della Halep hanno dimostrato che il Roxadustat era contenuto in un integratore assunto durante lo US Open del 2022 e acquistato dalla sua fisioterapista.
Si trattò dunque di assunzione involontaria, perché la giocatrice non sapeva che l’integratore fosse contaminato. Però la tennista rumena assunse di proposito quell’integratore, mentre Sinner era del tutto inconsapevole che lo spray usato dal suo fisioterapista contenesse Clostebol. La Halep inoltre non si è affidata a un team di medici e studiosi, scelta che ha invece fatto il campione altoatesino.