Caso Yara Gambirasio: giudice e funzionaria indagati per depistaggio e frode

Un giudice e una funzionaria del tribunale di Bergamo sono indagati per frode in processo e depistaggio in merito al caso di Yara Gambirasio

Relativamente al caso di Yara Gambirasio gli avvocati di Massimo Bossetti, hanno denunciato che  qualcuno potrebbe aver occultato deliberatamente 54 provette contenenti il Dna. Quelle che  hanno poi portato alla condanna dell’uomo. In particolare la difesa di Bossetti ha sempre lamentato di non aver avuto accesso diretto alle tracce di Dna trovate sui leggins e sulle mutandine di Yara. Erano  classificate come ‘Ignoto 1′ e poi attribuite al muratore di Mapello. Dal dibattimento era emerso che la traccia decisiva, quella da cui fu estratto il profilo di ‘Ignoto 1′, non sarebbe più utilizzabile. In quanto “definitivamente esaurita”.  Ma successivamente sarebbe emersa la disponibilità di 54 campioni di Dna trovati sul corpo della vittima. Il loro utilizzo, però, non sarebbe stato possibile perché materiale deteriorato.

GLI AVVOCATI: «MATERIALE CONSERVATO MALE»

Gli avvocati  Claudio Salvagni e Paolo Camporini in questi mesi hanno più volte fatto richiesta di accesso alla cosiddetta prova regina, di fatto unico modo per poter eventualmente riaprire il caso. Sostengono la probabilità  che «il materiale confiscato non si stato conservato in modo corretto,  facendolo deteriorare». Vanificando la possibilità di effettuare nuove indagini difensive». Dunque un gesto doloso che spinto i due a presentare denuncia e di conseguenza all’apertura dell’inchiesta in procura a Venezia.

OMICIDIO YARA: INDAGATI  GIUDICE E FUNZIONARIA

Adesso c’è una novità per il caso dell’omicidio di Yara. La 13enne di Brembate di Sopra, era scomparsa nel novembre 2010 e il suo cadavere è stato scoperto il febbraio successivo. La procura di Venezia ha iscritto nel registro degli indagati il presidente della Prima sezione penale del tribunale di Bergamo, Giovanni Petillo e la funzionaria responsabile dell’Ufficio corpi di reato, Laura Epis.  I due, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, sono accusati di frode in processo e depistaggio in merito alle prove contenenti il Dna del presunto assassino rinvenute sul corpo di Yara e sulla scena del delitto.

Nel frattempo prosegue nel più stretto riserbo l’indagine sull’ipotesi di alterazione dei reperti biologici. IL muratore di Mapello Massimo Bossetti, condannato in via definitiva all’ergastolo, il 12 ottobre 2018 aveva denunciato  l’ipotesi di alterazione. Il  Dna nucleare di Bossetti  era risultato sovrapponibile con quello dell’uomo definito “Ignoto 1″ dagli inquirenti. DNa  rilevato sugli indumenti intimi di Yara nella zona colpita da arma da taglio e ritenuto dall’accusa l’unico riconducibile all’assassino.

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