Causa Covid Palermo peggiore città d’Italia riguardo caduta dei consumi
La maglia nera si estende a tutta la Sicilia, con Catania subito alle spalle del capoluogo. Ma a soffrire è l’intera economia del Paese.
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La Sicilia è la regione italiana che paga di più la crisi dovuta al Covid. E Palermo è la peggiore città d’Italia in termini di caduta dei consumi. “Il capoluogo siciliano paga la presenza di numerosi centri commerciali chiusi nei fine settimana e la mancanza di turismo”.
È il resoconto drammatico dei dati esposti dall’Osservatorio permanente Confimprese–EY sui consumi di mercato. “Il mese di gennaio chiude in flessione a -58,4% su gennaio 2020, la seconda peggiore performance dopo lo scorso novembre -66,7% e a parte i 3 mesi di lockdown che hanno avuto perdite fino al 90%”.
Secondo i dati dell’Osservatorio permanente Confimprese-EY sui consumi di mercato, nel mese di gennaio la situazione del retail appare sempre più drammatica, senza alcun segnale di miglioramento sul 2020.
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LA CAUSE
Tre le cause che hanno inciso sui comparti analizzati: la chiusura dei centri commerciali nei fine settimana, giunta al terzo mese, quella altrettanto pesante di bar e ristoranti alle ore 18 e l’Italia ancora divisa in zone rosse e arancioni, oltre a un diffuso pessimismo di imprese e consumatori. Nemmeno i saldi invernali sono riusciti a controbilanciare l’andamento negativo dei consumi. La speranza di recuperare nel periodo natalizio non si è purtroppo concretizzata.
I DATI NAZIONALI
La crisi della ristorazione tocca punte registrate solo durante il primo lockdown e chiude a -71,4%. Peggiorano anche i dati di abbigliamento -59,7% e non food -27,7%.
Centri commerciali e outlet cadono a -65,3%, ma anche le high street che in dicembre hanno in parte beneficiato del travaso di traffico conseguente alla chiusura dei centri commerciali nel fine settimana, tornano a marcare effetti negativi con una flessione del -47,8%. Il travel si conferma maglia nera, con scarse probabilità di ripresa per lo meno nel medio termine. Chiude il mese a -73,8%. Le aree geografiche registrano trend simili: la flessione più marcata si registra nell’area Nord-Est (Emilia-Romagna, Triveneto) -63,6%, seguita dall’area Sud (Campania, Calabria, Sicilia, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata) -59,4%, dall’area Nord-Ovest (Lombardia, Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta) che chiude il mese a -57%, per finire con l’area Centro (Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Sardegna) con il -54,7%.
“Il 2021 parte sulla scia della pessima conclusione dell’anno precedente. La ristorazione paga il prezzo più alto in termini di fatturato, ma è probabilmente l’abbigliamento che potrebbe avere le criticità finanziarie più importanti – chiarisce Mario Maiocchi, direttore Centro studi retail Confimprese –. La campagna saldi infatti non è decollata e i negozi si troveranno con stock in eccedenza e tutte le forniture della stagione invernale da pagare. Diventano quindi sempre più urgenti misure di sostegno ai settori più colpiti e modifiche della illogica chiusura dei CC durante i weekend per evitare le conseguenze, potenzialmente irreversibili, sulle aziende retail e sulla loro forza lavoro. Resta il fatto che le imprese guardano con fiducia al ritrovato equilibrio istituzionale ed al sostegno che il Governo Draghi potrà portare a livello politico, economico e sociale”.
IL TRENDE DELLE REGIONI
Quanto alle aree geografiche, infine, nessun dubbio sulle aree Nord-Est e Nord-Ovest, le piu’ colpite dall’emergenza sanitaria, che ha fatto scendere la lancetta rispettivamente a -46,4% e -45,1%. Il Centro si ferma a -44%, il Sud a -40,4%, quest’ultima area ha beneficiato di trend migliori durante il periodo estivo.
Per la prima volta dall’inizio del lockdown il trend più negativo si registra in Sicilia con -75,8%. L’Isola accusa i tre quarti delle perdite a causa del lockdown nei centri commerciali e le limitazioni nella ristorazione e nel turismo.
In seconda e terza posizione troviamo Veneto -66,2% ed Emilia-Romagna -64,5%, le regioni dove nel mese di gennaio la curva dei contagi e’ salita maggiormente. La bottom 5 negativa si chiude con Umbria -62,1% e Friuli-Venezia Giulia -60,5%. Seguono tre regioni del Nord Lombardia -59,4%, Liguria -59,2% e Valle d’Aosta -56,2%, e al Centro il Lazio -56,8%.
Le perdite sopra al 50% si registrano anche nel blocco delle seguenti 8 regioni: Marche -54,5%, Campania -53,1%, Sardegna -52,6%, Puglia -52,1%, Calabria -52%, Piemonte e Basilicata -50,7%, Toscana -50%. Scendono, sia pure di pochi punti percentuali, sotto al 50% tre regioni di minori dimensioni:
Abruzzo -48,6%, Molise -46,7%. Chiude il Trentino-Alto Adige con -46,4%.
IL TREND DELLE CITTA’
Il trend per città rispecchia l’andamento delle regioni. Nel mese di gennaio è Palermo la peggiore città d’Italia scivolata a -78,3%. Supera Venezia -75,3% e Firenze -57,2% che nei 10 mesi di pandemia si sono contese lo scettro per performance negative.
Tuttavia, nel trend ultimi 12 mesi Firenze – 56% e Venezia -53,6% rimangono le peggiori città d’Italia. Palermo è seguita da un’altra città siciliana, Catania, che chiude il mese a -77,3%. Male anche Genova -69,4% e Bologna -64,4%. Seguono Roma -56,7%, Milano -54% e Napoli -50,9%. Solo Torino -43,9% ha un trend migliore del -50%. Anche le province si uniformano agli andamenti delle regioni. Le peggio performanti sono dunque quelle siciliane, seguite da quelle venete, lombarde, emiliane e liguri. Catania chiude a -79,9%, Palermo -77,1%, Messina -76,6%, Siracusa -63,4%. A -74,4% si attesta l’hinterland di Venezia, mentre Verona registra -66,4%, Vicenza -62,5%, Padova -61,5%, Treviso -60,8%.
Per il Friuli-Venezia Giulia Udine chiude a -61,7%, mentre tra le province lombarde Brescia scivola a -70% e Como a -69,1%, Milano -58,9%, Monza-Brianza -58,2%, Bergamo -54,2%, Varese -48,7%. In Piemonte la provincia più negativa è Alessandria -55,1% seguita da Novara -54,4%, Torino -50,4% e Cuneo -46%. La peggiore dell’Emilia-Romagna è la provincia di Forlì-Cesena -68,5% seguita da Bologna -65,4%, Modena -60,3%. In Umbria Perugia è a -62,2%, nelle Marche Ancona -60,6% e Macerata -50,6%.
In Abruzzo la provincia di Chieti si ferma a -56,1%. Per le province pugliesi troviamo Bari la peggiore a -61,3% e Lecce -46,1%, in Calabria Catanzaro -53,8%, Cosenza -51,8%, Reggio Calabria -49,8%. In Campania la provincia più negativa continua a essere Caserta -57,7%, sede di numerosi centri commerciali di ampie dimensioni, seguita da Napoli -53% e Salerno -45,8%. In Lazio Roma -57,3% e Frosinone -56,4%, Latina -50,3%. Nelle isole le province sarde hanno performance altrettante negative con Cagliari -56,6% e Sassari -50%.