“A Cefalù paura per un sisma che a Catania non avrebbe impressionato”

L’interessante panoramica della storia dei terremoti in Sicilia del dott. Raffaele Azzaro dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), tra origini geologiche, rischi reali e percezione dell’evento da parte della popolazione.

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Come se non bastasse il Covid a impensierire gli abitanti della provincia di Palermo, prima in Italia per numero di contagi, adesso ci si mette anche la terra. Che, di buon mattino, con epicentro tra Termini Imerese e Cefalù, ha cominciato a tremare. Un sisma di diversi secondi, avvertiti distintamente da tanti abitanti dello stesso capoluogo di Regione. Inutile dire che, dismessi i panni dei virologi e degli infettivologi, in molti, sui social, hanno repentinamente indossato quelli dei geologi e dei sismologi. A fare reale chiarezza, raggiunto telefonicamente da PalermoLive, ci ha pensato il dott. Raffaele Azzaro dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV).

Dottore Azzaro, cominciamo con la domanda che in questo momento si pongono in molti, ovvero se ci si può aspettare il cosiddetto sciame sismico.

Intanto è bene precisare che nelle zone tettoniche come quella in questione, spesso abbiamo a che fare con sequenze sismiche e non con sciami sismici. Sciame, come indica la stessa parola, riguarda una serie di terremoti tutti uguali come lo sono tra loro le api, caratteristica tipica dei sismi di origine vulcanica. Sequenza sismica significa invece che c’è un terremoto più grosso seguito da terremoti di magnitudo inferiore. Nella fattispecie, stamattina abbiamo registrato questo evento di magnitudo 4.3, seguite da repliche di 2, 2.4, e, circa tre ore fa, di 3.6″.

Il timore è che possa verificarsi un altro evento sismico simile a quello accaduto nel 2002 a Palermo

Questa tipologia di rilascio sismico, è caratteristica nella zona del basso Tirreno prospiciente la costa settentrionale siciliana, in particolare nel tratto di costa tra Palermo, Santo Stefano e Capo d’Orlando. Zona di tanto in tanto soggetta ad eventi di magnitudo piuttosto importanti come quello del 6 settembre del 2002, passato alla storia come “terremoto di Palermo“, in cui fortunatamente non si registrarono danni rilevanti. Gli eventi che stiamo registrando in queste ore fanno proprio parte di questo quadro di sismicità minore, di basso livello energetico, come dimostrato anche dal fatto che gli eventi che superano un certo livello di magnitudo sono davvero pochi”.

Sono in tanti a ritenere tutt’altro che coincidenza i vari eventi sismici che hanno interessato negli ultimi mesi la Grecia con quest’ultimo sisma avvertito nel palermitano. Come stanno davvero le cose? 

In senso stretto non hanno nulla a che vedere. E’ come dire che, in questo momento sta piovendo sia in Sicilia che in Spagna. In senso geologico invece hanno a che vedere sì, perché fanno parte di rilasci sismici dovuti ad uno stato tensionale della crosta terrestre tra due continenti quali l’Africa a sud e l’Europa a nord e ad est che vanno in collisione tra loro. Seguendo questo ragionamento, è chiaro che terremoti che interessano la Grecia, il basso arco calabro e la Sicilia hanno la medesima origine. Ma è al contempo corretto ribadire che, avendo la geologia tempi lunghissimi di centinaia di migliaia di anni, questa teoria non può essere certo applicata nel caso di due terremoti contestuali che si verificano in due zone dello stesso continente. In sintesi non c’è nessuna causa effetto tra i terremoti che hanno interessato ultimamente la Grecia e il sisma di stamattina in Sicilia.”

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I forti terremoti che hanno interessato la Grecia negli ultime mesi

Ancora più fatica si fa a credere che un sisma nella Sicilia occidentale poco abbia a che vedere con un vulcano mai dormiente e tanto vicino qual è l’Etna.

Non esiste nel modo più totale alcuna correlazione tra l’Etna e gli eventi sismici che si originano nella zona ovest della Sicilia come detto di origine tettonica. Abbiamo in corso uno studio, che spero di pubblicare a breve, in cui invece dimostriamo che i terremoti legati all’Etna sono statisticamente più legati alle eruzioni del vulcano. Per quanto riguarda invece la violenza degli eventi sismici e la loro percezione, per quanto riguarda il popolo siciliano possiamo fare un’interessante considerazione. Laddove questi, nel tempo, sono stati più frequenti e storicamente dirompenti come nel caso della zona dell’Etna, la gente ha finito per sviluppare una sorta di abitudine, tradottasi anche nell’edificare un po’ meglio. Nella zona occidentale invece, dove per loro fortuna la gente è meno avvezza ai terremoti, quando questi si verificano finiscono per mettere tanta paura addosso. E’ ciò che è successo alla popolazione di Cefalù, per un sisma che, se fosse capitato nel catanese non avrebbe minimamente impressionato più di tanto”.

A proposito di percezione dei terremoti, il popolo giapponese può insegnare tanto all’Italia, soprattutto sotto l’aspetto degli investimenti riguardanti l’edilizia antisismica.

Le tristi esperienze delle sequenze sismiche di San Giuliano di Puglia nel 2002, nel 2012 in Emilia Romagna, nel 2016/17 il sisma con i morti a Ischia, hanno insegnato tanto. E’ cambiata la legislazione, ci sono delle normative più severe, c’è molta più attenzione e sensibilità. Insomma, anche se a distanza di tanto tempo rispetto al Giappone, anche in Italia ci sono stati dei punti di svolta concreti. Si è registrata una inversione di tendenza grazie ad un’acquisita maturità sia a livello istituzionale che di percezione della gente. E’ chiaro che non tutte le parti d’Italia hanno recepito questa cosa allo stesso modo. Tra l’altro, anche a seguito del Covid, i nuovi sgravi fiscali e i bonus sono tutte operazioni che vanno in questa direzione, continuando a sollecitare la gente a ricordare di questa opportunità nel nostro interesse. Una opportunità a costo zero perchè tutta al 110 %”.