Dall'Italia

Centinaia di furti per i “gemelli Lupin”, mai condannati perché troppo simili: anche nel DNA

Sono stati ribattezzati “gemelli Lupin”, anche se Edmond ed Eduard Trushi non hanno nulla in comune col celebre personaggio letterario. Solo il “vizietto” dei furti.  Ma i “gemelli Lupin”, 38 anni, non riescono ad esser incastrati perché sono praticamente identici, ed hanno pure il Dna simile.

I due hanno all’attivo un centinaio di colpi nel Nord Italia e nella zona del Pordenonese. Nel periodo tra novembre e dicembre 2022 sono stati segnalati tanti episodi con la tecnica del “foro sull’infisso”, con la quale riescono a mettere a segno centinaia di furti d’appartamento. In pratica fanno un buco col trapano nella serratura di porta e si intrufolano in casa per svaligiarla.

L’assoluta somiglianza che li salva

I due spesso l’hanno fatta franca per la loro assoluta somiglianza, essendo fratelli monozigoti. Sono la fotocopia l’uno dell’altro: stesso taglio di capelli, stessa statura, abbigliamento e persino i tatuaggi sono identici. Tanto che è quasi impossibile attribuire un reato in modo specifico a uno dei due. Il problema è soprattutto il Dna: quasi identico. E così, la “prova regina” che spesso risolve i crimini più ingarbugliati con loro non funziona. Un vero e proprio grattacapo per gli inquirenti che per molto tempo non sono riusciti a incastrarli, perché non riescono ad attribuire i reati all’uno o all’altro. Anche se lasciano qualche traccia sulla scena del crimine, l’identificazione è quasi sempre incerta.

I due gemelli espulsi dall’Italia, ma pare siano tornati

I carabinieri nel 2014 erano tuttavia riusciti a trovare una traccia di Dna su una Mercedes rubata e lasciata nella zona di Sacile. Da quelle tracce, le forze dell’ordine avevano incastrato Eduard Trushi ma in quel processo, che si svolse nel 2016, il “gemello Lupin” fu assolto “per non aver commesso il fatto”. Dall’inchiesta era emerso che l’impronta genetica dei due gemelli era troppo simile per accertare il vero colpevole e avrebbe richiesto analisi ancora più approfondite, come avevano sostenuto gli esperti del Ris.  Grazie anche alla somiglianza del loro Dna, sono riusciti ad ottenere l’assoluzione tre volte, È stato difficilissimo attribuire in modo specifico a uno di loro due il reato, soltanto con le tracce trovate sui luoghi del delitto.

Nel 2020 era arrivata una condanna due anni e due mesi, da parte del Tribunale di Mantova, che è riuscito ad incastrarli grazie ad altre tecniche: l’analisi delle loro impronte digitali, e il tracciamento dei loro spostamenti (incrociando celle telefoniche e tabulati).Avevano comunque ricevuto anche  un provvedimento di espulsione dall’Italia. Ma dopo un periodo di relativa quiescenza, sembra che adeso siano tornati alla carica. Sono considerati i “presunti autori” di nuovi furti verificatisi in zona, e la comandante del del Nucleo Investigativo di Udine h afatto un appello. “Se li vedete, avvertite il 112”.

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Redazione PL