Il triste viatico di chi muore di Covid: se ne va solo, nudo e in un sacco

Nessuna vestizione, solo una rapida sistemazione nella bara di un corpo nudo avvolto in un sudario e chiuso in un sacco. Il Covid ha cancellato la pietà

I decreti anti Covid-19 escludono la possibilità di potere assistere i propri cari in punto di morte, oltre a non poterli piangere in presenza. Questo è uno degli effetti più tristi e crudeli di questo maledetto virus che sta condizionando la vita di tutti. Il Giornale di Sicilia di oggi, dedica a questo argomento un ampio servizio, intervistando anche addetti alle onoranze funebri, le persone che sono testimoni di queste tragedie. Per le salme che se ne vanno senza neppure avere potuto avere l’ultimo saluto dai parenti, in prima linea ci sono i necrofori. Che devono seguire protocolli precisi, nei quali non c’è spazio per il sentimento, il dolore e la pietà dei familiari.

ECCO COSA SUCCEDE SE MUORE UN POSITIVO

Il quotidiano cittadino ha intervistato il titolare di una impresa funebre, che ha raccontato ciò che avviene quando c’è un defunto certificato Covid: «Sono funerali anomali e dolorosi anche per noi che facciamo questo mestiere ─ ha detto ─. Quando ci avvertono di un decesso Covid dobbiamo correre in ospedale indossando calzari, camice impermeabile monouso, tuta, mascherina e occhiali protettivi perché il sacco-salma dev’essere subito messo in bara, chiuso e saldato. Neanche noi possiamo vedere il morto che, se viene dalla terapia intensiva, sarà nudo e avvolto solo in un lenzuolo. Il sacco è chiuso da una cerniera e le generalità sono scritte su una targhetta. Nessuna vestizione consentita: questo virus maledetto ha cancellato anche la pietà».

NESSUNA VEGLIA, E FUNERALE SBRIGATIVO

Quindi il Covid-19 ha cancellato la possibilità di piangere in presenza il familiare o l’amico che se ne va. Nessun onore, solo un funerale sbrigativo in presenza di pochissime persone. Antonio Cerasa, neuro scienziato Irib.Cnr, in proposito ha detto, come scritto dal GdS : «A caratterizzare un funerale sono sostanzialmente la religione, le tradizioni e la cultura. E quella di vegliare il morto prima che si proceda alle esequie funebri, è forse la più condivisa. Tutti i popoli del mondo hanno lunghe e antiche usanze legate alla sepoltura. E più simbolico, forte e d’impatto sarà il rituale, più importanza si darà all’evento luttuoso e alla perdita della persona. Inoltre tutti i rituali, a ogni livello e in ogni società – ha proseguito Cerasa -, mettono in moto la collettività: i gruppi si raccolgono, li celebrano e il primo effetto è quello di riavvicinare gli individui che, nei giorni ordinari, hanno preoccupazioni poco spirituali. Togliere quel rito equivale a non avere memoria della persona. Covid, oltre al piacere di vivere, ci ha tolto pure quello di onorare la morte»

Perché il Covid ha spazzato via tutti questi rituali. I contagiati sono soli nella fase della malattia, in quella che precede la loro morte e in quella che segue. A nessuno è permesso di stare con loro anche nel momento del trapasso. Maledetto Covid.