Il “profitto” delle presunte truffe contestate a Chiara Ferragni per i casi del pandoro Balocco, delle uova pasquali Dolci Preziosi e della bambola Trudi, è “consistito anche nel rafforzamento mediatico dell’immagine della influencer”, perché l’imprenditrice ha guadagnato “dal crescente consenso ottenuto veicolando una rappresentazione di sé strettamente associata all’impegno personale nella charity”, ossia nella beneficenza.
E’ quanto sostenuto dalla Procura di Milano, come si legge nel provvedimento del pg della Cassazione sulla competenza territoriale.
Ci sono “indici esteriori, di tenore non equivoco” su una “unitaria programmazione, nell’ambito di un medesimo disegno criminoso” delle presunte truffe sui casi pandoro, uova di Pasqua e bambola contestate a Ferragni, considerando la “unitarietà della spinta a delinquere”, la “analogia del ‘modus operandi’” e il “lasso temporale” tra gli episodi, ha aggiunto il pg della Cassazione nel suo provvedimento.