Ultraquarantenne e – ancora – senza figli e marito: il monologo di Chiara Francini nella quarta serata di Sanremo provoca reazioni contrastanti.
Da un lato, c’è chi ne ha apprezzato il taglio personale: l’attrice, infatti, ha portato sul palco dell’Ariston soltanto la propria esperienza, evitando con cura di farsi portavoce delle donne che vivono la stessa condizione.
Dall’altro c’è chi, al contrario, punta il dito proprio contro l’abitudine, ormai consolidata – vedi il monologo di Chiara Ferragni, attraversato invece dall’esaltazione della maternità – di volere mettere a parte il pubblico di situazioni che, per la delicatezza che le contraddistingue, dovrebbero rimanere confinate all’ambito privato perchè legate, appunto, alla sfera personale.
Certo è che l’attrice quarantatreenne ha affrontato un tema, quello della mancata procreazione, che di certo incrocia vari ambiti della contemporaneità: dall’aspetto sociale e demografico a quello strettamente affettivo ed emotivo.
L’aspetto più interessante del monologo di Chiara Francini è racchiuso nella contraddizione tra aspettative individuali e percezione della società, che stenta a individuare in una donna senza prole – biologica o adottiva – un modello vincente.
L’esperienza dell’attrice si colloca a metà strada tra la scelta consapevole di non avere figli e la rinuncia dolorosa : volutamente opaca, nel discorso, la demarcazione tra “childfree” e “childless”.
Un fatto è certo: Chiara Francini è in buona compagnia, almeno in Italia.
Perchè il fenomeno della denatalità, in tutto il Paese, non accenna a diminuire, così come appare sempre più spostata in avanti l’età del primo – e probabilmente unico – figlio.
La scelta di portare sul palco del Teatro Ariston un tema così intimo ha generato reazioni contrastanti.
Paradossalmente, a non avere gradito l’incursione nel privato sono state proprio le donne senza figli, come si evince dai gruppi e dalle pagine facebook dedicate a chi non ha prole.
Se c’è una critica da muovere a Chiara Francini, è proprio quella di avere “utilizzato” il proprio umanissimo smarrimento personale facendolo scivolare solo su se stessa, lasciando volutamente fuori tutte le altre.
E gli altri, perchè ancora oggi ci si chiede come mai faccia scalpore una donna che non ha figli rispetto a un uomo che si trova nella medesima condizione.
Con buona pace della brava artista, che non difetta certo in termini di ironia e arguzia, l’esito finale è stata una riflessione – parecchio confusionaria – sospesa tra il “vorrei ma non posso” e “non lo voglio, alla fine”.
La dimensione del personaggio pubblico imporrebbe, al di là dei temi trattati, una precisa visione del mondo da trasmettere.
Non foss’altro che per generare un dibattito sano e stimolare riflessioni.
Una visione del mondo possibilmente priva di ambiguità, soprattutto se lo scenario è quello di una kermesse che corrisponde al massimo della fruibilità popolare.
E spiace, non c’è stato nulla di tutto ciò.
“C’è un momento in cui tutti intorno a te in cui tutti iniziano a chiederti dei figli. Nel mio caso c’è stata Lucia, una mia amica, che mi guardava perplessa. Ad un certo punto mi dice finalmente te lo posso dire sono incinta. Non ho mai saputo come fare. La gente incinta è violenta e vuole essere festeggiata. Non c’è spazio per la paura e la solitudine. Quello era solo l’inizio perché vedevo passeggini ovunque. E io che continuavo a fare le cose sempre meglio. E poi mi sono accorta che se non mi sbrigavo un figlio non l’avrei mai avuto. Tu pensi di aver aspettato troppo e di essere fallita. Vorrei sapere con te come faccio bambino. Avere una bambina ti creerà soltanto un sacco di problemi. Vienimi su brillante, con la battuta pronta. Odia ciò che si può odiare, odia l’ingiusto, il male. Non essere una di quelle creature troppo buone. Vorrei fare come la mia mamma che non mi ha mai preso nel suo lettone. Da qualche parte penso di essere una donna di merda perché non mi sono sposata e non ho mai avuto figli. Esiste una voce e penso che abbia ragione lei. Lo so bambino che tu porterai via la mia luce e la mia creatività. In mezzo a questo bisogno di arrivare non so dove metterti”.