Chiesti 500mila dollari di riscatto per l’ingegnere siciliano rapito

Gli autori del sequestro dell’ingegnere apparterrebbero a una nota gang locale, con cui sarebbero in corso trattative che potrebbero durare settimane

Quando martedì scorso è stata data la notizia del rapimento ad Haiti di un ingegnere italiano, l’identità dell’uomo non era stata resa nota. Ieri si è appreso che si tratta di Giovanni Calì, un tecnico siciliano 74enne. Infatti è un ingegnere che lavora per la ditta romana di costruzioni Bonifica Spa. Calì nel 1995 è stato anche assessore ai Lavori pubblici alla Provincia di Catania, guidata in quegli anni dall’attuale Presidente della Regione Nello Musumeci. Che ha dichiarato: «Calì in quegli anni è stato un grande assessore e un ottimo dirigente. Ha studiato a Catania e si è perfezionato al Politecnico di Torino, un professionista di altissimo livello, che si è formato lavorando nelle più grandi imprese di livello internazionale. Sono vicino alla sua famiglia e spero con tutto il cuore che si arrivi a una soluzione serena per tutti e in tempi rapidi».

CHIESTO UN RISCATTO DI 500 MILA DOLLARI

Per la sua liberazione sarebbe stata chiesta la cifra di 500mila dollari. Una richiesta che è molto più alta della media dei riscatti avvenuti negli ultimi anni ad Haiti. Giovanni detto “Vanni” è stato rapito insieme con un cittadino haitiano. L’Unità di Crisi del Ministero degli Esteri lavora sul caso, e c’è fiducia che la mediazione possa arrivare a buon fine.. Per la richiesta del riscatto è stata contattata la famiglia del cittadino haitiano catturato con l’ingegnere. Quando è stato rapito, Calì stava compiendo dei rilievi a Tabarre, un distretto di Port-au-Princ, per la costruzione di un’autostrada. La pista del sequestro è stata fin dall’inizio quella più accreditata. Questo tipo di azioni sono molto frequenti nel Paese caraibico, dove nel solo 2020 sono stati registrati 243 sequestri.

IL SEQUESTRO EFFETTUATO DA UNA BANDA LOCALE

Secondo fonti locali, gli autori del sequestro dell’ingegnere siciliano sarebbero da ricondurre ad una nota gang locale chiamata “400 Mawozo”, già nel mirino delle forze dell’ordine e artefice del sequestro l’11 aprile scorso di sette religiosi cattolici a Port-au-Prince. A quanto si apprende la trattativa in corso potrebbe durare alcune settimane.