Il «miracolo cinese»: zero contagi e turismo alle stelle, a livello pre-Covid

Colonne di gente sulla Grande Muraglia e ammassata sul Bund di Shanghai: la Settimana d’Oro è la prima grande prova di ripartenza per il settore. Dalla Cina arrivano notizie di pochissimi contagi negli ultimi sei mesi, zero negli ultimi giorni

Mentre in Europa e nel resto del mondo si susseguono i  provvedimenti restrittivi per cercare di spegnere le seconda ondata di Covid-19, in Cina negli ultimi sei mesi si sono registrati in tutto solo 5mila nuovi casi circa. Addirittura negli ultimi giorni nessun contagio. A Pechino, ma anche a Wuhan, a quanto pare non c’è alcuna traccia di coronavirus. Da queste parti quindi zero contagi e turismo alle stelle: la vita è tornata quella di prima, con colonne di gente sulla Grande Muraglia, o tutti stretti lungo i percorsi nei boschi con i colori autunnali nella provincia del Liaoning, oppure ammassati sul Bund di Shanghai ad ammirare i grattacieli di Pudong.

SI SONO MESSE IN VIAGGIO CENTINAIA DI MILIONI DI CINESI

Nei primi sette giorni di ottobre di ottobre i cinesi festeggiano  la fondazione della Repubblica popolare. Si tratta della «Huángjin Zhou», la Settimana d’Oro. Quest’anno  è diventata la prima grande prova di ripartenza per il settore turistico dopo lo scoppio del coronavirus a Wuhan. Centinaia di milioni di persone  si sono messe in viaggio,  637 milioni  per la precisione, chi per visitare le località turistiche più famose, chi per tornare a casa. Il Ministero del Turismo di Pechino ha rilevato che questa cifra rappresenta il 79% dello stesso periodo del 2019, quindi una ripresa totale o quasi. 

RIDARE FIATO AI CONSUMI

Questo movimento di massa è stato incoraggiato autorità per ridare fiato ai consumi. Si è trattato di un rischio calcolato, perché da un mese circa la Cina segnala zero contagi interni. Gli unici casi dichiarati di positività al coronavirus ultimamente sono quelli «importati»: cittadini cinesi in rientro dall’estero o viaggiatori stranieri. Le procedure di controllo sanitario per chi arriva in Cina (solo pr motivi di lavoro) sono rigorose: bisogna fare il tampone prima di imbarcarsi e trasmetterlo alle sedi diplomatiche cinesi nei Paesi di partenza; allo sbarco, nuovo tampone e anche se si è negativi è obbligatorio passare 14 giorni in alberghi designati dalle autorità, sotto osservazione medica; alla fine terzo tampone e registrazione obbligatoria su una app. Con questo sistema la Commissione sanitaria nazionale ha individuato 2.951 contagiati in arrivo negli aeroporti, da quando la scorsa primavera le autorità hanno cominciato a riaprire le frontiere. In totale, in Cina, i casi dichiarati di malati di Covid-19 a partire da gennaio sono 85.500, con 4.634 deceduti, in maggior parte a Wuhan e nello Hubei.

CHIUSURE MIRATE E IMMEDIATE

Dopo che la prima ondata si è esaurita in primavera, con Wuhan liberata dal lockdown l’8 aprile, il governo ha attuato una strategia prudente: nelle grandi città sono proseguiti i controlli, ogni focolaio è stato affrontato con chiusure mirate e immediate, come quelle intorno al mercato alimentare di Pechino a metà giugno. Il Partito-Stato sostiene di aver messo sotto controllo la situazione, i numeri comunicati dalle sue metropoli al momento gli danno ragione, anche se non è certo che la stessa cura nell’individuazione di contagi sia possibile nelle aree rurali. C’è da sperare che la Settimana d’Oro non abbia rimesso in circolo il coronavirus. Sapremo tra due settimane se far muovere centinaia di milioni di turisti è stato un azzardo.