La città dei «bastoni fra le ruote»

Per non restare al palo Palermo deve dire stop alla burocrazia e oliare un ingranaggio che per troppo tempo è stato inquinato da lobby e interferenze mafiose

Le responsabilità, come sempre, sono invisibili, ma è sotto gli occhi di tutti quale sia l’epilogo comune, in questa città, di molte situazioni. E allora è lecito e doveroso chiedersi “perché?“.

Perché in una città come Palermo, metropoli e quinta città d’Italia, tutto procede a singhiozzo?  Perché multinazionali come Ikea o Decathlon sono disposte ad investire, ma poi tutto si dissolve come in una bolla di sapone?

IL BASTONE FRA LE RUOTE

Il nostro territorio si evolve a passo di lumaca, perché spesso c’è un bastone che si insinua fra le ruote del progresso e ne blocca il cammino. Basti guardare certi cantieri, che iniziano a fare il loro lavoro, poi rallentano e poi si bloccano. Tutto si ferma, rimane incompiuto o resta tale per anni o per decenni.

 

DOVE STA L’ERRORE?

Perché è difficile trovare una spiegazione al fatto che in altre città  certe aziende hanno “vita facile” e spuntano come i funghi, mentre qui a Palermo è tutto maledettamente complicato. Dobbiamo guardare male gli altri o giudicare peggio chi opera in casa nostra? E’ troppo fiscale la nostra amministrazione comunale o sono troppo leggere quelle degli altri ad elargire spazi e concessioni?

OCCASIONI SPRECATE

Ciò che di certo salta agli occhi, e che poi è la cosa che più ci interessa, sono le mancate possibilità per il nostro territorio. E non solo in termini di occupazione.  Tante possibilità in questi decenni si sono perse: imprenditori che volevano investire, in tutti i settori, ne sono passati tanti da Palermo. Ma poi, per motivi spesso poco comprensibili o poco chiari, non se n’è fatto più niente. 

ECONOMIA LOCALE DANNEGGIATA

Viviamo in una città che – a prescindere dai riconoscimenti culturali degli anni scorsi e dai buoni propositi spesso manifestati a parole – resta al palo dal punto di vista industriale e viene inghiottita, costantemente e voracemente, da virgole e punti e virgola, che anche se trovassero riscontro in varianti urbanistiche, piani regolatori, vincoli paesaggistici, e chi più ne ha più ne metta,  mettono comunque un serio freno all’economia locale, all’occupazione e al progresso. 

COSA FARE?

Va snellita la macchina burocratica che ci violenta costantemente; bisogna rivedere certi iter e certi vincoli, spesso obsoleti, che limitano e rallentano il processo di crescita del nostro territorio; urge trovare un modo celere di oliare certi ingranaggi, inceppati da un sistema che per troppi decenni è stato di base clientelare e inquinato da lobby e interferenze mafiose. Sempre che tutto ciò – ce lo auguriamo – sia davvero superato.