Claudio Fava: «La sanità siciliana resta un bancomat al servizio della politica»
Il Presidente della commissione regionale antimafia e anticorruzione ha commentato con parole dure lo scandalo corruzione che ha coinvolto importanti figure della sistema sanitario regionale
La sanità siciliana traballa di fronte allo scandalo corruzione emerso a partire dal blitz effettuato questa mattina dalla Guardia di Finanza. L’inchiesta denominata “Sorella Sanità” coordinata dalla Procura di Palermo hanno portato all’emissione di 12 misure cautelari. Tra cui gli arresti domiciliari ad Antonino Candela, l’attuale coordinatore dell’emergenza Covid in Sicilia ed ex manager dell’Asp 6 di Palermo, ed il carcere per Fabio Damiani, dirigente generale dell’Asp 9 di Trapani.
A fornire un commento della situazione è Claudio Fava, Presidente della commissione regionale antimafia e anticorruzione: “Al di là delle contestazioni specifiche, l’inchiesta della Procura di Palermo e della Guardia di Finanza conferma che la sanità in Sicilia resta un tragico bancomat al servizio della politica, e viceversa. Per scambiarsi poltrone, carriere, denari ed appalti”.
Dopo numerosi anni dalla morte del giudice Falcone, secondo Claudio Fava, non sono stati messi in atto reali azioni di contrasto a questi atti illeciti: “È triste dover commemorare Giovanni Falcone – conclude Fava- senza che i governi che si sono succeduti in questi 28 anni abbiamo saputo mettere in campo, oltre alle frasi di circostanza, strumenti idonei ad evitare che la corruzione resti il naturale terreno di incontro tra appalti e politica”.