VIDEO|Colpo al mandamento mafioso “Pagliarelli”: 5 arresti

Individuato il presunto nuovo reggente

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Nel corso della pomeriggio di ieri i carabinieri hanno dato esecuzione ad un provvedimento di fermo di indiziati di delitto, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, nei confronti di 5 indagati, ritenuti a vario titolo responsabili dei delitti di associazione di tipo mafioso, estorsione consumata e tentata, lesioni personali, sequestro di persona, fittizia intestazione di beni. Tutti reati aggravati dal metodo e dalle modalità mafiose.

Le indagini, secondo le valutazioni del P.M., hanno consentito, dopo l’arresto di Settimo Mineo nell’operazione Cupola 2.0, di individuare il presunto nuovo reggente del mandamento mafioso Pagliarelli, Giuseppe Calvaruso.

Calvaruso, avendo vissuto per molto tempo in Brasile, aveva individuato uomini di fiducia per la gestione degli affari delle famiglia mafiose a lui subordinate. In particolare aveva nominato come suo personale referente Giovanni Caruso. Il clan Pagliarelli aveva intrattenuto, nel corso degli anni, anche rapporti di vicinanza con altri mandamenti mafiosi, come Portanuova, Noce, Villabate e Belmonte Mezzagno, attraverso un continuo scambio di contatti e riunioni in luoghi riservati.

Inoltre gli inquirenti hanno appurato che Calvaruso, nella sua funzione di “uomo d’onore”, è intervenuto a risolvere anche controversie tra privati. Il reggente del clan si occupava anche di assicurare “l’ordine pubblico” sul territorio, in particolare quando qualcuno agiva senza l’autorizzazione del clan, come nel caso di un violento pestaggio ai danni di autori di alcune rapine, al quale lo stesso Calvaruso era presente.

Tra le accuse mosse al presunto reggente del mandamento Pagliarelli c’è anche l’avere assicurato il mantenimento in carcere dei detenuti appartenenti alle famiglie mafiose del mandamento. In particolare figura un’intercettazione in cui Caruso rivelava a Calvaruso nel dettaglio le cifre emesse a favore dei carcerati.

Inoltre si imputa a Calvaruso di avere gestito il controllo di alcune attività economiche sia all’interno che all’esterno del mandamento, tramite l’utilizzo di alcuni “prestanomi”.

IL CONTROLLO DEL TERRITORIO

Secondo le valutazioni del P.M. e degli investigatori diversi commercianti ed imprenditori si rivolgevano al mandamento per ottenere autorizzazioni all’apertura di attività commerciali. Le attività “sotto l’ala protettiva” del mandamento si rivolgevano poi al clan in caso di danni subiti da altre persone. Come nel caso di una rivendita di detersivi, che avendo subito due rapine in 5 giorni, si rivolgeva a Giovanni Caruso per ottenere indietro le somme rubate. L’autore della rapina, individuato e condotto in un garage, veniva poi “pestato a sangue” alla presenza di Giuseppe Calvaruso. Altro episodio simile era accaduto quando un commerciante aveva denunciato al mandamento il furto di un’autovettura, ritrovata nel giro di 24 ore.

GLI INTERESSI ECONOMICI

Calvaruso gestiva, di fatto, diverse attività economiche intestate ad altri, al fine di tutelare i suoi beni da eventuali sequestri. Inoltre intratteneva anche rapporti con investitori esteri, tra cui un cittadino singaporiano interessato ad investire ingenti capitali nel settore edile e turistico-alberghiero in Sicilia. Settori in cui già Calvaruso era presente, dal momento che gli inquirenti hanno attestato anche condotte estorsive finalizzate a costringere i proprietari degli immobili da acquistare e ristrutturare a rivolgersi alle ditte edili, di fatto, di sua proprietà.

TRADITO DA UN PRANZO DI PASQUA

Al momento Calvaruso, che da qualche tempo vive in Brasile, era rientrato momentaneamente in Italia, con l’intenzione di tornare a breve in sud America. A “tradirlo” è stato un pranzo di Pasqua con la famiglia, durante il quale i carabinieri lo hanno fermato. Insieme a lui e a Giovanni Caruso sono finiti in manette nell’operazione “brevis” Silvestre Maniscalco, 41 anni, Francesco Paolo Bagnasco, 44 anni e Giovanni Spanò, 59 anni.