Il comandante del peschereccio: «Sparati cento colpi contro di noi»

Il comandante Giacalone dopo l’attacco dei libici: «Sono vivo, ma è come se mi avessero ucciso. Non tornerò più a pescare»

Quando ieri mattina, intorno alle 7,30 è arrivato nel porto di Mazara del Vallo il peschereccio Aliseo, le prime parole che ha pronunciato il comandante Vito Giacalone sono state: «Sono vivo ma come pescatore è come se mi avessero ucciso; non tornerò più a pescare». Era visibilmente provato, indossava una maglietta ancora sporca di sangue e una benda in testa per le ferite riportate. Infatti nel pomeriggio del 6 maggio, in acque internazionali, a 50 miglia nord da Homs. una motovedetta libica ha mitragliato il peschereccio mazarese.

PIÙ DI CENTO COLPI

La Procura di Roma ha aperto un’inchiesta. A bordo del motopesca, i rilievi sono stati effettuati dai carabinieri del comando provinciale. Il comandante Giacalone, dopo avere abbracciato i familiari, ha ricordato le drammatiche fasi del tentato sequestro, riportate dal Giornale di Sicilia: «I libici si sono avvicinati e hanno iniziato a sparare ad altezza d’uomo. Ho contato più di cento colpi, i vetri in frantumi del finestrino mi hanno investito in pieno, un proiettile mi ha sfiorato la testa. Così ho visto che perdevo sangue».

È intervenuto anche il timoniere Girolamo Giacalone, che ha aggiunto: «Bastava qualche centimetro e ci uccidevano; avevamo bombole di gas a bordo che potevano esplodere. Ci hanno sparato mentre sopra di noi volavano due aerei italiani. I fori sono visibili sul vetro, su uno schermo e nelle pareti di ferro. Tre libici appena saliti sul peschereccio ci hanno detto che siamo stati fortunati perché ci avrebbero potuto buttare a fondo. Tornare a lavorare in quelle acque – ha sottolineato Giacalone è impossibile, non ci sentiamo per nulla sicuri adesso».

LA PREOCCUPAZIONE DELL”ASSESSORE E DEI SINDACATI

L’assessore regionale alla Pesca, Toni Scilla che era a Mazara ad attendere l’arrivo del motopesca, ha detto: «Fortunatamente è andata bene ma è la seconda volta in pochi giorni che un peschereccio mazarese viene mitragliato, lunedì scorso era toccato al “Michele Giacalone”. Non si può pensare di risolvere il problema come proposto dal ministro Di Maio, cioè non andando a pescare in quelle acque. La soluzione va trovata in un accordo bilaterale Italia-Libia. nel frattempo bisogna garantire la sicurezza dei pescatori in quelle acque internazionali». Concetto ribadito anche da Claudio Barone e Tommaso Maccadino, segretari della Uil e della Uil Pesca Sicilia : «Adesso basta. La politica deve fare la sua parte e tutelare i pescatori siciliani».