Commercianti di Brancaccio vittime del racket, il Comune non si costituisce parte civile: scoppia la polemica

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Polemica a Palermo sulla mancata costituzione di parte civile da parte del Comune e delle associazioni di categoria al processo a 31 tra commercianti e imprenditori del quartiere Brancaccio vittime del racket, accusati di favoreggiamento. Secondo l’accusa, gli indagati avrebbero negato di aver subito richieste estorsive, ostacolando così le indagini nei confronti degli esattori mafiosi. Ieri, davanti al gup, hanno chiesto di costituirsi parte civile solo il Comitato Addiopizzo, la Fai e Sportello di Solidarietà.

Il gup si è riservato la decisione sull’ammissione delle parti civili e provvederà il 18 giugno.

Il processo ai commercianti di Brancaccio

A sollevare il caso è stato il Comitato Addiopizzo. “L’Associazione ha deciso di essere presente nel processo, come peraltro aveva già fatto in passato in procedimenti analoghi – dice Raffaele Genova, presidente di Addiopizzo – perché ritiene che le condotte di chi non ha collaborato isolano e mettono a rischio quelle vittime che invece continuano a trovare la forza e il coraggio di denunciare a Brancaccio e in altre aree della città.”

“Al di là del processo vogliamo ribadire ancora una volta la necessità di aggiornare l’analisi e la narrazione sul fenomeno delle estorsioni dato che – continua Genova – oggi a differenza del passato non è per paura che la maggior parte paga, ma per convenienza e connivenza.”

“Per questo da tempo insistiamo – conclude il presidente dell’Associazione – sulla necessità non solo di cambiare analisi e narrazione sul fenomeno estorsivo, ma anche di introdurre nel nostro ordinamento misure amministrative e non penali, come la sospensione a tempo delle licenze o l’inibizione all’accesso di misure di sostegno al commercio, che rendano sconveniente proprio questo genere di relazioni di connivenza e convenienza.”

“Rammarica costatare che in questa udienza le associazioni di categoria e il Comune di Palermo – conclude il presidente – non si siano costituiti parte civile a tutela di chi in questi anni si è opposto a Cosa nostra”.

La replica del sindaco

“I nostri uffici non hanno ricevuto nulla, non essendo contestata l’aggravante mafiosa. Quindi, il Comune non è persona offesa – ha replicato il sindaco Roberto Lagalla -. Anche il Centro studi Pio La Torre, con il quale il Comune ha la convenzione per i processi di mafia, non ha ritenuto di costituirsi parte civile”.


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