Comuni a rischio default e sindaci, sul piede di guerra, minacciano dimissioni di massa. L’Anci Sicilia (Associazione dei Comuni) lancia un aut aut al governo nazionale. Senza soluzioni, i primi cittadini minacciano di lasciare l’incarico.
“La gravità della situazione consiste nella impossibilità di approvare i Bilanci per 250 su 391 Comuni siciliani, la cui restante parte ha già dichiarato il dissesto o è già sotto Piano di riequilibrio finanziario. Nel corso dell’assemblea è emerso che le comunità dell’Isola sono di fronte a una crisi di sistema drammatica. Così vasta che prescinde dalle questioni amministrative e gestionali e dagli orientamenti politici”. Lo dichiarano i primi cittadini siciliani riunitisi ieri in occasione della XXXVIII Assemblea ANCI di Parma.
“E’ altresì emersa una condizione di impossibilità ad offrire servizi adeguati ai cittadini e a realizzare investimenti specie in vista dell’attivazione delle risorse del PNRR”, aggiungono.
L’Anci ha convocato per sabato 13 novembre, alle ore 12, in videoconferenza, un’assemblea di tutti i sindaci dell’Isola per annunciare, in mancanza di adeguate risposte da parte del Governo nazionale, la disponibilità alle dimissioni di massa. “Nel corso dell’incontro valuteremo anche le modalità per ufficializzare le dimissioni ai 9 prefetti dell’Isola”.
A sostegno dei sindaci siciliani si è espresso anche l’assessore regionale alle Autonomie locali, Marco Zambuto. “Il governo Musumeci esprime sostegno e condivisione nei confronti della mobilitazione dei sindaci dell’Isola e manifesta preoccupazione per il rischio di una crisi istituzionale senza precedenti, che può compromettere la tenuta sociale nei territori”.
“Le dimissioni dei sindaci – ha aggiunto Zambuto – non sarebbero in alcun modo gestibili attraverso le ordinarie procedure di commissariamento. Emerge una grave criticità delle autonomie locali dell’Isola rispetto alla quale è necessario intervenire con risposte di sistema. Ribadiamo che la stessa Regione, con un eventuale invio di commissari, non riuscirebbe ad affrontare il nodo della mancata approvazione dei bilanci. Ma sarebbe costretta a prendere atto dell’inefficacia dell’attuale quadro normativo e dell’insufficienza dei meccanismi perequativi a sostegno dei territori con scarsa capacità fiscale”.