Condannata a 6 anni e 5 mesi la prof che ha avuto rapporti con studente 15enne

Confermata in appello la condanna alla professoressa che ebbe una relazione con uno studente 15enne a cui dava lezioni private d’inglese. Assolto il marito

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Una professoressa   nel 2018 dava lezioni private di inglese ad uno studente di 15 anni, ed ha avuto rapporti sessuali con lui,  rimanendo incinta. I genitori del ragazzo, all’epoca dei fatti minorenne, scoprirono l’esistenza della relazione tra il figlio e l’insegnante, e fecero scattare una denuncia. Nel processo di primo grado del 2021 la professoressa, oggi 34enne, venne condannata dal Tribunale di Prato a 6 anni e 6 mesi. Con l’attuale sentenza di secondo grado, la corte di appello di Firenze ha ridotto la pena di un mese: la condanna prevede quindi 6 anni e 5 mesi di reclusione, per atti sessuali e violenza sessuale per induzione su minore.

ASSOLTO IL MARITO DELLA PROFESSORESSA

In aula al momento della sentenza c’era  anche il marito della donna. Anche lui sul banco degli imputati per il reato di falsa attestazione di stato. Infatti, secondo l’accusa, infatti, l’uomo si sarebbe attribuito la paternità del bambino che doveva nascere, nonostante fosse a conoscenza della verità. Tuttavia, ribaltando la sentenza di primo grado, il marito della docente è stato assolto. I giudici, inoltre, hanno disposto una provvisionale in favore della parte offesa di 30mila euro e di 10mila euro a entrambi i genitori del ragazzo. Il legale di parte civile della famiglia dello studente, ha sottolineato che l’imputata avrebbe «di fatto sequestrato la vittima, tra l’altro figlio di una sua amica. Lo ha legato a sé e ha sperato di rimanere incinta, vero è che era delusa di un primo esito negativo del test di gravidanza e lo ha poi ripetuto a una settimana di distanza».

L’AVVOCATO DELL’INSEGNANTE

il difensore dell’insegnante fornisce invece una versione diversa dei fatti. A sua dire, infatti, la donna «ha fatto pressioni, ma non sessuali, perché cercava affettività. Sbagliata, malata, eticamente condannabile, ma affettività. L’allievo rispondeva con messaggi dettagliati ed espliciti, suggerendole di guardare dei video per eseguire meglio una prestazione richiesta». Ha aggiunto che «non si ha a che fare con un soggetto passivo che subisce pressioni sessuali, lei lo faceva per sentirsi dire di essere amata. Sbagliando, ma quello voleva, essere amata». Inoltre, ha ricordato che la professoressa si è sottoposta volontariamente a un supporto psicologico e si sta facendo curare. Mentre «la parte offesa ha continuato poi a cercare rapporti con altre coetanee, a dimostrazione che non ha avuto la sessualità devastata».