Cronaca di Palermo

Maxi confisca per Zummo, il costruttore che «era a disposizione dei boss»

La Dia, Direzione investigativa antimafia di Palermo, ha eseguito il sequestro e la contestuale confisca del patrimonio del costruttore Francesco Zummo, considerato “a disposizione” di Cosa nostra. Sono così passati allo Stato 11 aziende, centinaia di conti correnti ed immobili e aziende agricole situati a Palermo e cinque complessi residenziali in provincia di Siena. Il valore di questo “impero” è di 150 milioni di euro.

«COLLUSO CON COSA NOSTRA»

«Zummo è stato certamente un imprenditore colluso con Cosa nostra – hanno scritto i giudici – avendo intrattenuto rapporti personali, amicali ed economici con diversi esponenti mafiosi di primissimo piano, quali Vito Ciancimino, Salvatore Scaglione, Raffaele Ganci, divenuto capo della famiglia mafiosa della Noce negli anni Ottanta. Ma anche con Vincenzo Piazza, suo consuocero dal 1987, ritenuto consigliere della famiglia mafiosa di Palermo-Uditore». A partire dalla fine degli anni Sessanta, Francesco Zummo, il socio Francesco Civello e
Vincenzo Di Piazza, furono tra i principali responsabili del sacco di Palermo

FALCONE AVEVA CAPITO

Costruirono circa 2500 appartamenti. Il “sacco” di una città, che era un piano stabilito nei minimi dettagli. Come ricorda Repubblica, se ne accorse il giudice Falcone, quando nel 1984 che fece perquisire lo studio di Vito Ciancimino, dopo averlo arrestato. Dentro la cassaforte c’era anche una lettera anonima, risalente all’aprile 1982, che diceva: “Egregio signor Ciancimino, la informo che il giudice Falcone con ordinanza a tutti gli istituti di credito ha disposto un’indagine istruttoria per accertare quali siano i rapporti intrattenuti dai signori…”. Di seguito un elenco di cinquanta imprenditori palermitani. Quindi una talpa bene informata, aveva svelato, in tempo reale, le prime indagini patrimoniali del pool antimafia. In quell’elenco era compreso anche anche “Zummo Francesco, nato a Palermo il 16/11/1932”.

Published by
Pippo Maniscalco