Le recenti novità riguardanti i prossimi esami di terza media e Maturità messe a punto dal ministero dell’Istruzione non sono piaciute agli studenti. Per questo nella scorsa settimana hanno protestato in molte piazza italiane. Ma non sono piaciuta solo a loro. È contrario a queste innovazioni anche il Consiglio superiore della Pubblica istruzione, che fornisce solo un parere consultivo e non vincolante. In due documenti ha chiesto infatti di ripristinare alle medie il maxi-colloquio solo orale, e di non prevedere la seconda prova alla Maturità, concordando invece con la prova scritta di italiano, uguale per tutti. Dopo oltre sei ore di discussione, i membri del CSPI hanno preso la decisione che invita il ministro Bianchi a modificare nella sostanza l’ordinanza predisposta per le prove.
Per quanto riguarda gli esami di terza media, il CSPI «accoglie favorevolmente l’effettuazione dell’esame di Stato del primo ciclo di istruzione in presenza». Tuttavia rileva che l’ordinanza ministeriale «non sembra tenere conto delle ripercussioni sugli apprendimenti e sui risvolti psicologici e sociali degli alunni della classe terza della scuola secondaria di I grado, che da marzo 2020 hanno visto un’alternanza tra didattica a distanza e didattica in presenza con problematiche eterogenee a livello nazionale». Per questi chiede di ripristinare il maxi-colloquio solo orale.
Riferendosi invece all’esame di Maturità, il Cspi rileva l’importanza della reintroduzione della prova scritta di italiano. «Scrivere sottende riflessione, rielaborazione, adattamento e cura dei pensieri in ragione dei diversi contesti comunicativi. Non si tratta soltanto di una verifica finale – si legge nel documento – ma di coltivare e mantenere nei ragazzi la capacità di argomentare e di scrivere intorno a un pensiero». Il Cspi raccomanda che nella predisposizione delle tracce siano individuate le tematiche che meglio possano interpretare le attività svolte in questi ultimi tre anni. Invece, rispetto al ripristino della prova scritta di indirizzo, per il Cspi questa «non garantisce uniformità nella verifica dei livelli di apprendimento».
Una serie di criticità, a parere del Cspi, rende la predisposizione e lo svolgimento della seconda prova scritta «molto problematici per docenti e studenti». Di qui l’invito ad individuare «altre modalità e altri strumenti che consentano di accertare i livelli raggiunti nelle discipline d’indirizzo, coerenti con il percorso effettivamente svolto dagli studenti senza dover far ricorso necessariamente alla prevista seconda prova scritta».