Contact center INPS: Crotone sì, Palermo no e gli ex impiegati siciliani insorgono

Gli ex lavoratori siciliani chiedono lo stesso trattamento riservato ai colleghi calabresi.”Felici per loro, ma adesso, dopo dieci anni di precarietà tocca a noi essere reintegrati”

Nella città che cade a pezzi a causa della mancanza di posti di lavoro, e che assiste impotente all’emorraggia di giovani ma non solo, pronti a salutarla per cercare fortuna altrove, tutto ci voleva meno che una pandemia. Praticamente una mazzata, e non solo per gli esercenti delle più disparate categorie. Perchè a contattare Palermo Live è questa volta Paola Renda, una ex impiegata del contact center INPS di Palermo. Ex perchè, assieme a 40 colleghi, dopo dieci anni spesi a rispondere per il numero verde nazionale 164.164 (oggi 803.164), e a curare per primi l’importante servizio “INPS Risponde”, a cui fanno ricorso giornalmente migliaia di utenti, da altrettanti 10 anni si è ritrovata disoccupata. 

UN PART-TIME CHE CI PERMETTEVA DI VIVERE SERENEMANTE

L’amaro epilogo a causa del fallimento della GETEK, società romana subappaltante dell’INPS con sede nel capoluogo siciliano. Una brutta tegola per chi, allora neanche trentenne, grazie a quel prezioso part-time (“non era chissà quale grande stipendio, ma mille euro, con tutte le garanzie che dà una messa in regola ci permettevano di vivere con una certa serenita“)  aveva messo su famiglia e fatto progetti. Un lavoro, quello del contact center, prezioso perchè volto a chiarire i dubbi di migliaia di utenti, curato con grande attenzione dall’INPS, sempre prodiga nel curare la formazione dei propri lavoratori che, in tanti casi dovevano essere multilingua e molti dei quali laureati.

ADESSO TOCCA A NOI 

Come Paola Renda per l’appunto, 49enne laureata in economia e commercio nonchè mamma di due bimbe che, contattata da Palermo Live, anche a nome dei suoi ex colleghi si fa portavoce di una vicenda definita senza mezzi termini oltremodo ingiusta. “Non potremmo definirla altrimenti, considerato che il 3 agosto scorso, ai nostri colleghi di Crotone della ex GETEK, dopo dieci anni è stato concesso di rientrare in servizio. Abbiamo esultato di cuore per loro, a prescindere dal fatto che a noi non è toccata la stessa buona sorte. I colleghi calabresi hanno creduto fortemente nel reintegro nei quadri aziendali dell’INPS e, aiutati dalla mediazione di quest’ultima oltre che dall’intervento del sindacato USB, alla fine sono riusciti ad ottenere ciò che volevano. Adesso però tocca a noi. Come detto nel comunicato, siamo qui a chiedere un aiuto concreto da parte delle istituzioni nazionali, della Regione Sicilia, del Comune di Palermo e delle Direzioni Provinciali dell’INPS, considerato che ci troviamo in un territorio attanagliato da una profonda crisi lavorativa, aggravato ancora di più dalla perdurante emergenza COVID-19.” 

PRONTI A SCENDERE IN PIAZZA PER RIVENDICARE I NOSTRI DIRITTI 

Paola, che intanto in questi dieci anni ha lavorato per un periodo presso il call center Abramo, oltre a ricoprire lavori saltuari, tiene a precisare. “Dopo dieci anni trascorsi a lavorare in un call center INPS, che era settoriale, non abbiamo potuto maturare esperienza in altri settori lavorativi. Il risultato è stato quello di essere stati messi fuori da qualsiasi ambiente lavorativo. La prossima settimana compio 49 anni, chi mi deve prendere più?” Lo sfogo di Paola si sempre più  fa accorato. “In realtà all’inizio lavoravamo in 51, undici hanno avuto la fortuna chi di entrare a scuola chi di vincere qualche concorso, ma gli altri quaranta, diversi dei quali provenienti dalla provincia di Agrigento siamo rimasti disoccupati. Oltre che allo stesso sindacato, che in maniera proficua si è mosso a favore dei lavoratori di Crotone, adesso siamo arrivati al punto di chiedere aiuto a qualsiasi autorità. Auspichiamo che possano essere messe sul tavole trattative concrete affinchè possiamo tornare a occupare i nostri posti di lavoro. Attualmente stiamo facendo una petizione, dopodichè non escludiamo di scendere in piazza per rivendicare i nostri diritti. Non siamo certamente disposti ad assistere impotenti a quella che consideriamo come una vera e propria ingiustizia.”

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