Contrada, annullato il maxi risarcimento di 670mila euro: tutto da rifare
Accolto il ricorso della Procura di Palermo contro la sentenza che aveva indennizzato l’ex funzionario del Sisde Bruno Contrada
Dopo più di 25 anni, di cui 10 trascorsi tra carcere e domiciliari, non sono si sono ancora concluse le sofferenze giudiziarie di Bruno Contrada, 89 anni. La Corte di Cassazione ha infatti accolto il ricorso della Procura di Palermo contro la sentenza dello scorso aprile, che aveva indennizzato l’ex funzionario del Sisde Bruno Contrada con 670 mila euro per ingiusta detenzione. L’ex poliziotto era stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Ma nel 2015 la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo aveva giudicato illegittima la pena comminata a Contrada. Perché i Tribunali nazionali, nel condannarlo, non avevano rispettato i principi di “non retroattività e di prevedibilità della legge penale”. Nel 2017 anche la Cassazione, in ottemperanza di quanto statuito dalla Corte europea, aveva dichiarato “ineseguibile e improduttiva di effetti” la sentenza della Corte d’Appello di Palermo.
«CONTRADA NON VEDRÀ MAI UN CENTESIMO»
L’avvocato di Contrada, Stefano Giordano, in proposito dice: «Aspettiamo di leggere le motivazioni per un esame più approfondito. Ma è evidente fin d’ora che la Corte di legittimità non ha dato esecuzione alla sentenza di Strasburgo, secondo cui Contrada non andava né processato, né condannato. Ora la palla passa nuovamente alla Corte d’Appello palermitana. Ma, comunque andrà a finire la vicenda, è probabile che il Contrada non vedrà mai un centesimo di quanto gli spetta. Considerate la sua età e le sue condizioni di salute e la lunghezza dei tempi processuali».
L’ITER PROCESSUALE
Contrada, per anni poliziotto in prima linea contro la mafia a Palermo, il 24 dicembre del 1992 ha subìto lìarresto con l’accusa di concorso in associazione mafiosa . La condanna di primo grado a 10 anni, in appello venne ribaltata. E il funzionario fu assolto. In Cassazione l’ennesimo colpo di scena, con l’annullamento dell’assoluzione. Il processo tornò alla Corte d’Appello di Palermo che, il 25 febbraio del 2006, confermò la condanna a 10 anni. La sentenza divenne definitiva nel 2007. Bruno Contrada, che aveva già subìto una lunga custodia cautelare in carcere, tornò in cella.