Il coprifuoco alle 22 frena le riaperture: il 14 maggio possibile revisione

Quasi certamente quando ci sarà la prima verifica l’orario dell’inizio del coprifuoco sarà spostato alle 23. Con le riaperture, è illogico tenerlo ancora alle 22

coprifuoco

Nell’ultimo decreto, Mario Draghi sulla posticipazione del coprifuoco dalle 22 alle 23 non ha ceduto al pressing di Matteo Salvini. Potrà ancora farlo ancora il 14 maggio? Quando, fra due settimane circa, a Palazzo Chigi ci sarà il primo appuntamento per valutare gli effetti delle riaperture? Perché questa storia del mancato rinvio alle ore 23 di questa misura restrittiva anti Covid già a partire dal prossimo 26 aprile, ha il sapore di una ripicca verso Salvini ed il centro destra. Che chiedevano questa ora in più a nome di ristoratori e baristi, che da mesi sono con l’acqua alla gola. Infatti, spostare il coprifuoco alle 234, di un’ora, avrebbe permesso a gente che sta investendo nelle strutture all’aperto di affrontare con maggiore fiducia la ripartenza. Così come aiuterebbe il mondo dello spettacolo, duramente colpito dalle restrizioni. E di sicuro non cambierebbe invece nulla dal punto di vista dei contagi, a patto che continuino i controlli.

RIAPERTURA CON LIMITI

Invece, con la necessità di essere a casa già alle 22, le riaperture del 26 aprile avranno dei pesanti limiti. Che potranno scoraggiare coloro che vorrebbe approfittare delle nuove disposizioni più permissiviste. Per questo è molto probabile che quando ci sarà il primo appuntamento per valutare l’effetto delle riaperture prevarrà la logica. Mario Draghi potrebbe far passare la linea permissivista, e quindi potrebbe ritoccare la norma, spostando dal 17 maggio il coprifuoco alle 23. Per poi, come è auspicabile, posticiparlo alle 24 nella prima metà di giugno. Fino a toglierlo del tutto a partire da luglio, secondo quanto riportato da La Repubblica in un retroscena. Del resto, Draghi lo ha detto chiaramente ai suoi interlocutori: «Non posso parlare di rischio ragionato e poi ignorarlo, è una questione di serietà e di parola data all’opinione pubblica». C’è da dire che il presidente del Consiglio lavora fianco a fianco con Giancarlo Giorgetti. Che forse, come sostiene La Repubblica, è ancora più “aperturista” di Matteo Salvini