Il governo israeliano ha imposto una nuova serie di restrizioni agli spostamenti per via della pandemia da coronavirus, diventando uno dei primi paesi al mondo a decidere un nuovo lockdown dopo quelli avvenuti in primavera un po’ in tutto il mondo. Le restrizioni entreranno in vigore dalle 14 di pomeriggio di venerdì 18 settembre – cioè all’inizio di Rosh Hashanah, il capodanno ebraico – e dureranno, almeno, fino all’11 ottobre. Una decisione che arriva dopo una curva dei contagi allarmante, con più di 5mila casi al giorno.
Centri commerciali e alberghi saranno chiusi. Chiuse anche le scuole di ogni ordine e grado ma, per ora, soltanto per una settimana, mentre ai cittadini è vietato allontanarsi da casa per più di 500 metri e possono uscire soltanto per bisogni essenziali (cibo e farmaci). Bar, ristoranti e luoghi culturali saranno chiusi, ma molti bagni e altre strutture religiose rimarranno aperti. Misure che preoccupano cittadini e imprenditori.
Il premier Benyamin Netanyahu ha ammonito che se le restrizioni imposte non verranno rispettate e le infezioni non diminuiranno “non ci sarà altra strada” che allungare il lockdown.
DECISIONE NON CONDIVISA ALL’INTERNO DEL GOVERNO
La decisione di imporre nuove restrizioni non è stata unanimemente condivisa all’interno del governo. Il ministro per l’Edilizia Yaakov Litzman, capo del partito dell’estrema destra religiosa UTJ, si è dimesso in polemica con le restrizioni sulle preghiere di gruppo, mentre il ministro del Lavoro laburista Itzhik Shmuli si è opposto esplicitamente a un nuovo lockdown, citando le conseguenze potenzialmente disastrose per l’economia nazionale.
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