Pensi di avere il Coronavirus? Scoprilo con un prelievo
Il biologo Massimiliano De Stefano spiega cosa è il test sierologico e i suoi risultati
Tutti ne parlano ma ancora c’è molta confusione su cosa siano e a che cosa servano. Facciamo chiarezza su cosa siano i test sierologici per la diagnosi di Covid19 con lo specialista in virologia medica, Massimiliano De Stefano, biologo molecolare al centro Citobiolab di Palermo, di cui è titolare e direttore tecnico la dottoressa Manuela Zappalà.
“Qual è la differenza fra il tampone e il test sierologico?”
Le differenze sono metodologiche e tecniche. Il tampone viene eseguito con il prelievo delle cellule superficiali della mucosa della faringe posteriore o della rinofaringe, mediante un piccolo bastoncino ovattato, simile ad un cotton fioc. Si utilizza una tecnica di biologia molecolare svolta in specifici settori alla ricerca dell’RNA virale. Il kit è molto costoso, dieci volte in più di quello del test sierologico e impone un’accuratezza massima sia nella fase pre sia in quella post analitica. Per intenderci, come si sta osservando, possono esserci falsi positivi e falsi negativi per un prelievo superficiale o errato nelle fosse nasali. La semplicità del prelievo non significa infatti che possa essere eseguito da chiunque, ma da personale addestrato e specializzato che deve garantire la corretta esecuzione della procedura evitando sia la contaminazione del campione che la raccolta solo del tratto più esterno delle fosse nasali, procedura che inficerebbe il risultato del test molecolare.
E il test sierologico?
È un esame ematologico che viene fatto tramite un prelievo di sangue e va alla ricerca delle immunoglobuline IgG e IgM, che, detto in termini spicci, sono le armi del sistema immunitario quando entra in contatto con un batterio o con un virus. Le IgM possono essere definiti i soldatini in trincea, mentre in una fase successiva subentrano le IgG, ovvero la memoria immunitaria del nostro corpo.
Quali possono essere i risultati del test sierologico?
Sono essenzialmente di quattro tipi. Il primo è quello in cui sia le IgG sia le IgM sono negative e questo significa che non si è mai entrati in contatto col virus e dunque si può essere contagiati. Il secondo è quello in cui le IgM sono positive e le IgG negative e questo testimonia che si è nella fase iniziale della malattia, anche se asintomatici e che si è altamente contagiosi. Il terzo è quello in cui si rilevano sia le IgM sia le IgG positive e questo è il segno inequivocabile di una fase intermedia dell’infezione, in cui si è ancora contagiosi. In questi ultimi due casi, il laboratorio ha l’obbligo di comunicare gli esiti all’Asp per evidenti motivi di salute pubblica. Poi c’è il quarto caso, in cui le IgG sono positive e le IgM negative e questo significa che il soggetto ha incontrato il virus e si è immunizzato.
Chi è immune è al riparo da ogni pericolo?
No, non esiste alcuna patente di immunità assoluta rispetto al Covid19, dato che è una famiglia di virus altamente mutevoli e con una forte propensione alla sopravvivenza. Il Coronavirus, come ormai accertato, non punta a uccidere il soggetto infetto, perché questo comporterebbe una minore capacità di diffusione. Tende semmai a sopravvivere, cambiando aspetto e potenza di virulenza. Chiaramente restano fortissimi e oggettivi fattori di rischio per gli immunodepressi e per chi è affetto da altre patologie, perché il decorso potrebbe essere fatale.
Chi può eseguire il test sierologico?
Oltre alle categorie a rischio, per le quali è prevista la gratuità del test in specifiche strutture, lo può eseguire chiunque, trattandosi di un esame che è possibile effettuare a livello privatistico. Attualmente non c’è l’obbligo per i datori di lavoro di uno screening di questo tipo sui dipendenti e purtroppo anche i lavoratori talvolta non si sottopongono al test temendo che emerga una positività con conseguenze di tipo professionale. Deve essere chiaro a tutti che il test è una fotografia del momento in cui viene eseguito. Un esito totalmente negativo non esclude un potenziale contagio futuro, tanto che si consiglia di ripeterlo qualora si abbia il timore di essere entrato in contatto con soggetti a rischio.
Quali tipi di test sierologico ci sono?
Si differenziano per la tecnica di indagine. Il primo è quello di tipo immunocromatografico che io reputo poco sensibile e valida prevalentemente sui pazienti negativi, dato che in caso di positività è poco accurato. Questo fornisce una risposta qualitativa della presenza o meno di anticorpi, in tempi molto brevi, solitamente entro 15 minuti.
I test quantitativi invece permettono di conoscere la quantità di anticorpi prodotta da un individuo; con questi test è possibile seguire la variazione della produzione anticorpale effettuando prelievi nel tempo. Attualmente le metodiche validate per la ricerca quantitativa degli anticorpi diretti verso il Covid19 sono la chemiluminescenza (CLIA) e il metodo immunoenzimatico (ELISA). L’attendibilità di quest’ultima metodologia è del 94%.