Covid, gli effetti degli Europei 2021 sui contagi in Italia: il report dell’Iss

A partire da fine giugno, dopo gli europei, l’incidenza nei maschi tra 10 e 39 anni è costantemente maggiore rispetto a quella osservata nelle femmine

Tre settimane fa c’è stata la finale degli Europei di calcio, vinta dall’Italia nella partita contro l’inghilterra. Adesso ci sono gli elementi per potere fare un bilancio degli effetti per gli assembramenti registratisi dopo questa partita. Fin da subito c’è stato il timore che i festeggiamenti per la conquista del titolo europeo avrebbero potuto avere effetti negativi sulla pandemia di Covid in Italia. Già nel lunedì dopo la vittoria, gli esperti si sono interrogati sull’impatto che avrebbe avuto sull’andamento epidemiologico la leggerezza con cui gli italiani hanno celebrato la Nazionale di calcio. Adesso, grazie all’ultimo report di sorveglianza integrata dell’Istituto Superiore di Sanità, si può avere una idea più precisa.

AUMENTO DI CONTAGI FRA MASCHI

Come era stato ragionevolmente ipotizzato, gli Europei di calcio hanno un avuto un effetto importante sull’andamento della pandemia soprattutto per quanto riguarda la popolazione delle due finaliste. In Italia, a tre settimane dall’11 luglio sono i numeri a descrivere le conseguenze dei raduni e dei festeggiamenti. Nel report Iss del 28 luglio, si legge: «Da fine giugno l’incidenza nei maschi fra i 10 e i 39 anni risulta essere sempre maggiore rispetto a quella osservata nelle femmine. Verosimilmente tale andamento può essere dovuto a cambiamenti comportamentali transitori come, ad esempio, feste e assembramenti per gli Europei di calcio».

Il report quindi evidenzia la differenza tra i contagi negli uomini e nelle donne in questa fascia d’età. Il fatto può essere spiegata con la circostanza che molte delle persone che si sono riversate in strada sono state proprio di sesso maschile e giovani. Come si poteva chiaramente riscontrare nei video e nelle foto

PIÙ CONTAGI FRA I GIOVANI, E SI ANNASSA L’ETÀ MEDIA DEI CONTAGI

Comunque, in generale, il report segnala che nell’ultimo periodo una significativa percentuale di casi di contagio segnalati è rappresentata da giovani. L’età media dei soggetti che contraggono l’infezione si abbassa a 26 anni. Ciò è dovuto anche all’ampia copertura vaccinale nelle fasce di età superiori. Nello specifico, nelle ultime due settimane il 30,2% dei casi totali ha un’età inferiore a 19 anni. Mentre il 60,8% tra 20 e 59 anni e solo il 9,1% ha un’età superiore ai 60 anni.

L’Istituto Superiore di Sanità stima inoltre un forte effetto di riduzione del rischio di infezione nelle persone completamente vaccinate rispetto ai non vaccinati. Il valore arriva all‘88% per la diagnosi, 95% per l’ospedalizzazione, 97% per i ricoveri in terapia intensiva e 96% per i decessi. Nel frattempo, a margine del monitoraggio del 30 luglio, è emerso anche che la variante Delta è diventata ormai dominante anche in Italia, soppiantando la Alfa.