Covid, famiglia si isola ma dopo dieci giorni la beffa: l’Usca non può fare tampone a domicilio
La testimonianza dell’editore di Palermo Live, Simone Lima. Dopo dieci giorni in isolamento a causa della positività di moglie e figlio, l’Usca ha comunicato alla famiglia l’impossibilità di effettuare il molecolare a domicilio. Dovranno quindi recarsi in auto all’hub tutti insieme, col rischio di vanificare i sacrifici fatti in questi giorni di quarantena
Il Covid torna a spaventare Palermo e l’Italia tutta. E’ vero, la pandemia non era ancora giunta al termine, ma l’impennata di contagi delle ultime settimane sembra riportare all’incubo dei tempi del lockdown.
Palermo registra un boom di positivi preoccupante e l’assalto a farmacie e hub ne è la prova evidente. La zona della Fiera del Mediterraneo è paralizzata dal traffico; le auto incolonnate per il drive-in sembrano quasi immobili. Al loro interno palermitani che attendono ore e ore per un test rapido e che possono arrivare anche a dodici ore di trafila all’interno dell’hub nel malaugurato caso in cui risultino positivi. Sul fronte vaccini la situazione non è migliore: anche se si procede per prenotazione, ci si può trovare davanti ad una fila di 400 persone da aspettare.
Covid, la testimonianza
Il caos non riguarda solo la Fiera, lo precisiamo. Un po’ tutte le farmacie e le strutture deputate sono prese d’assalto, in una disperata caccia al tampone o alla terza dose. E come se questo delirio generale non bastasse, ecco che un’altra testimonianza si aggiunge all’elenco di quelle ascoltate in questi giorni.
Ci arriva direttamente dalla nostra redazione. Il Covid si è introdotto infatti in casa di uno degli editori di Palermo Live, Simone Lima. Positivi la moglie e il figlio, da giorno 22 dicembre la famiglia Lima vive da separati in casa, secondo quanto prescritto dalle norme anti contagio. Con tutti i disagi che la situazione comporta: Simone sta con i due figli più piccoli, mentre i due positivi sono in isolamento in camera. Domani l’Usca si sarebbe dovuta recare in casa loro per il molecolare di controllo, ma non sarà così.
“Ci hanno chiamato – spiega Simone Lima – per dirci che non riusciranno a venire per farci i tamponi, ma dovremo recarci noi, alle ore 15, alla Fiera, mettendoci a turno in macchina. Ho fatto dieci giorni di quarantena, dieci giorni di isolamento dei due positivi, con tutto ciò che questo comporta perché i disagi sono terribili. Ora, però, devo mettermi in macchina con due persone che non so se sono positive o meno, vanificando in pratica tutti i giorni di isolamento. Rischierei praticamente il contagio nel giorno in cui devo andare a fare il tampone. Per me è pazzesco”.
“Mia moglie non ha forze, non possiamo andare con due macchine, non riesce a guidare – aggiunge -. Quindi siamo costretti ad andare tutti e cinque a fare il tampone insieme. E’ il sistema che non va bene perché dopo tutti questi sacrifici uno rischia di vanificare quello che ha fatto”.
“Capisco che in questo momento il sistema è al collasso – conclude Simone Lima -, magari non erano pronti a dover affrontare un’emergenza simile. Però, si assumano infermieri che possano fare i tamponi a domicilio perché così contenere i contagi è impossibile”.