Crisi gas imminente, la bolletta sta per costarti molto di più: chiude l’ultimo gasdotto con la Russia e tu paghi
La situazione geopolitica tra guerre e tensioni fa lievitare il prezzo del ga e delle nostre bollette
La crisi energetica dovuta alla guerra russo-ucraina ha avuto come effetto la diminuzione dei consumi di gas ed energia elettrica in Italia. La diminuzione della domanda, però, probabilmente non è dovuta solamente ai rincari dell’energia verificatisi dopo lo scoppio del conflitto, ma anche a possibili cambiamenti strutturali nelle abitudini di consumo. L’energia è sempre stata considerata un bene inelastico, cioè qualcosa la cui domanda non cambia sostanzialmente all’aumentare o al diminuire dei prezzi.
Le abitudini di risparmio acquisite durante la crisi ed eventuali processi di efficientamento energetico hanno consolidato veramente profili di consumo più morigerati. Nell’autunno del 2022, gli italiani si sono trovati di fronte a un fenomeno allarmante: un notevole aumento nelle bollette dell’energia. Questa crescita ha provocato incertezza e nel contesto di guerre ed una crisi energetica globale.
Il tema dell’aumento delle bollette è salito prepotentemente all’attenzione dei media e della discussione pubblica. Uno dei principali colpevoli dell’aumento delle bollette è la crisi energetica globale, una situazione aggravata da una varietà di fattori, tra cui la riduzione della produzione di gas naturale, condizioni meteorologiche avverse che hanno influenzato l’energia eolica, e un aumento generale della domanda a seguito delle riaperture post-pandemia.
Di fronte a questa crisi, il governo italiano ha adottato misure per cercare di mitigare l’impatto sugli individui e le famiglie più vulnerabili. Queste iniziative hanno incluso sgravi fiscali e bonus bollette per aiutare a compensare gli aumenti delle bollette. Tuttavia, questi interventi sono stati, in qualche misura, un cerotto su una ferita molto più profonda che richiede soluzioni a lungo termine.
Una nuova crisi energetica si profila per l’Europa
L’Unione Europea potrebbe presto trovarsi ad affrontare una nuova crisi energetica, con l’aumento dei prezzi del gas che sta già segnando un +45% nel 2024. Le tensioni geopolitiche e le basse temperature invernali hanno aggravato una situazione già delicata, mentre le fonti alternative, come l’eolico, hanno fornito un contributo inferiore alle aspettative. Nonostante gli sforzi per ridurre la dipendenza dal gas russo, il blocco si prepara alla possibile chiusura dell’ultimo gasdotto attraverso l’Ucraina, un evento che potrebbe mettere sotto ulteriore pressione i mercati energetici.
Dopo il taglio delle forniture via Nord Stream e Yamal-Europa, l’Europa ha ridotto la quota di gas importato dalla Russia, concentrandosi sul gas naturale liquefatto (Gnl). Tuttavia, la chiusura del gasdotto ucraino comporterebbe un duro colpo per Paesi come Ungheria, Slovacchia e Austria, che dipendono in misura significativa da questa rotta. Nonostante la capacità di stoccaggio dell’Unione sia al 95% e l’Italia si attesti su livelli superiori al 98%, il rischio è che le scorte non siano sufficienti per compensare l’aumento della domanda invernale, soprattutto se le forniture alternative non riusciranno a soddisfare il fabbisogno.
Impatti economici e pressioni sui prezzi
La chiusura del gasdotto ucraino aumenterebbe la pressione sui mercati globali del gas, spingendo i prezzi verso l’alto. Già nel 2022, l’Europa aveva fatto ricorso a massicci acquisti di gas a prezzi record per garantire le scorte, un modello che potrebbe ripetersi. Tuttavia, questa strategia comporta un costo elevato, con ricadute sulle economie ad alta intensità energetica come quella tedesca. Nonostante la diversificazione, l’Europa è passata dalla dipendenza dal gas russo a quella dal Gnl americano, con implicazioni per la stabilità del mercato e i costi per i consumatori.
L’aumento dei prezzi energetici rischia di colpire settori strategici come l’industria automobilistica e chimica, già sotto pressione in Germania. La necessità di diversificare ulteriormente le forniture e incrementare la capacità di stoccaggio sarà cruciale per affrontare le sfide del prossimo inverno. Intanto, la chiusura delle rotte russe potrebbe spingere l’Unione a consolidare partnership con altri fornitori, ma la transizione verso una maggiore indipendenza energetica resta complessa e costosa, con un impatto significativo sull’economia europea.