Fp Cgil e Uilpa ancora in difesa del lavoro agile
“L’attuale condizione di disagio economico e professionale dell’avvocatura palermitana e, più in generale, siciliana, non ci lascia di certo indifferenti, tuttavia riteniamo che pure in questa fase di progressivo allentamento del lockdown la sicurezza debba continuare a rappresentare la priorità assoluta, anche negli ambienti giudiziari”: con queste parole, Anna Maria Tirreno, componente della segreteria provinciale della Fp Cgil e Alfonso Farruggia, segretario generale della Uilpa di Palermo, intervengono a seguito del grido d’allarme lanciato dall’Organismo congressuale forense in tutta Italia.
Secondo i dati disponibili, a Palermo il 60% degli avvocati avrebbe fatto richiesta del bonus previsto per i professionisti durante il periodo di emergenza epidemiologica.
“Le cifre parlano di circa 3 mila istanze su 5.400 professionisti iscritti all’Albo – dichiarano Tirreno e Farruggia – e di certo si tratta di numeri che suscitano riflessioni sulla situazioni problematica di tanti avvocati, spesso giovani e con una carriera ancora non consolidata: i sindacati non possono che manifestare piena solidarietà chi tutela i cittadini ed è in prima fila per l’affermazione della legalità, ma la difesa della salute della collettività, che ingloba gli stessi avvocati, impone l’individuazione di soluzioni capaci di coniugare tutte le istanze”.
Le proposte dei sindacati : coniugare le esigenze degli avvocati con la tutela della salute dei dipendenti
A tal proposito, le due sigle sindacali tornano sulla proposta di celebrare i processi in videoconferenza, in linea con le direttive previste dalla modalità organizzativa del lavoro agile.
Una possibilità che, tuttavia, ha trovato poco disponiibli gli stessi avvocati e sulla quale sia la Fp Cgil che la Uilpa invitano invece a riflettere.
E, in merito alle considerazioni di Giovanni Immordino, presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Palermo, riguardanti “l’impossibilità di condannare un imputato a trent’anni senza guardare negli occhi i giurati”, le due sigle replicano chiedendo chiarimenti.
“Una frase incomprensibile – affermano Tirreno e Farruggia – poichè abbiamo sempre sostenuto che i processi indifferibili andavano comunque celebrati, seppure da remoto : ne ha convenuto anche la stessa amministrazione”.
Super lavoro per i dipendenti del comparto Giustizia
All’orizzonte, intanto, si preannunciano nuovi disagi strettamente collegati alla mole di lavoro che i dipendenti del comparto Giustizia stanno affrontando e continueranno, presumibilmente, ad affrontare nel futuro prossimo venturo proprio a causa del rinvio di oltre 10 mila processi penali.
“Pertanto, sia nell’interesse degli avvocati che del personale amministrativo – sottolineano i due esponenti sindacali – riteniamo che sia giunto il momento di sederci attorno a un tavolo e raggiungere una convergenza che sia la sintesi di istanze diverse”.
Rimane ferma la posizione dei sindacati sullo smart working : occorre, al netto dei ruoli indifferiibili, mantenerlo non solo fino alla fine dell’emergenza sanitaria ma regolamentarlo anche oltre, garantendone la continuità in considerazione degli ottimi risultati ottenuti e del risparmio a beneficio dell’amministrazione.
I sindacati, inoltre, sottolineano che, in occasione della Fase 2, il 50% circa del personale è tornato in sede a seguito dei vari protocolli d’intesa stipulati con i vertici degli uffici giudiziari di Palermo.
Il tutto, malgrado le condizioni non ottimali degli ambienti di lavoro dove gli impianti di condizionamento a ricircolo rappresentano l’80% dei dispositivi: l’ accensione è vietata proprio a causa delle loro caratteristiche che, secondo gli esperti, favorirebbero la trasmissione del Covid 19.
Una situazione insostenibile, anche alla luce delle temperature tradizionalmente torride tipiche dell’estate palermitana che, secondo i sindacati, dovrebbe rafforzare l’orientamento allo smart working ancora per i mesi a venire.
“Non ha senso parlare di immobilismo o di blocco della macchina giudiziaria – affermano – come è stato erroneamente affermato dal presidente Giovanni Immordino, in quanto sin dall’inizio del lockdown, i tribunali e gli uffici, organizzati nella forma dei presidi, sono comunque rimasti aperti garantendo l’essenzialità dei servizi”.