In 115 dalla Romania all’Italia per lucrare sul RdC: racket?

Viaggi dalla Romania solamente per chiedere il Reddito di cittadinanza, prendere la Carta, e tornare. Denunciati

Dal Nord, da Ozzano Emilia in provincia di Bologna, salta fuori una operazione che smaschera ancora una volta le falle del Reddito di cittadinanza. Il comandante dei carabinieri di San Lazzaro di Savena (Bologna), ha spiegato come i 115 cittadini cittadini romeni e una brasiliana avessero fatto «viaggi d’affari» partendo dalla Romania per venire in Italia. Recandosi in particolare a Milano, per rimanerci fino a quando l’Inps non avrebbe approvato la loro domanda di ottenimento del Reddito di cittadinanza. Per poi tornare a casa, in Romania, e godersi il sussidio.

COME È POSSIBILE

In pratica, chi chiede il Reddito di cittadinanza va in un Caf e presenta un’autocertificazione. È poi compito dell’Inps, tramite gli enti preposti, verificarne l’attendibilità della richiesta. Ad esempio, è l’Istituto di previdenza che chiede all’anagrafe se il richiedente risulta essere residente in Italia. E qui nasce un problema. A volte i comuni più grandi, ricevendo moltissime richieste ogni giorno, non rispondono tempestivamente. Ma intanto l’Inps, per rispettare i tempi previsti dalla legge, è obbligato a concedere il beneficio. Il risultato è che, nel frattempo, chi ha dichiarato il falso quei soldi li percepisce lo stesso.

Il modus operandi di questi truffatori era piuttosto semplice e collaudato. Si fingevano poveri ma in realtà non lo erano. Non dichiaravano auto di cilindrata superiore ai 1.600 cc, e presentavano più domande per nucleo familiare, nonostante sia vietato dalla legge. Inoltre, ovviamente, dichiaravano di essere residenti in Italia da oltre dieci anni, mentre alcuni di loro non ci avevano mai messo piede. I più venivano solo per attivare la procedura, istruiti dai loro amici rom dei campi italiani. I romeni, dopo aver ritirato la Carta alle Poste e, soprattutto, dopo aver riscosso l’assegno, ritornavano tranquilli in Romania, a godersi il “Reddito”.

AL NORD LA MAGGIOR PARTE

La maggior parte di queste richieste sono state fatte al Nord. Il 95% presso i Caf di Milano tramite autocertificazioni false. Ciò lascia aperti molti spunti investigativi, tant’è che non si esclude che dietro possa esserci anche una rete rom o una organizzazione criminale. Un racket, insomma. Queste persone, tra i 18 e i 66 anni, sono state tutte denunciate a piede libero per false dichiarazioni per indebita percezione del reddito di cittadinanza. Il danno allo Stato è di 300mila euro.

NON È IL PRIMO CASO

Nel mese di giugno, nel comune di Pianoro (Bologna), i carabinieri avevano già denunciato 27 rumeni, accusati anch’essi di indebita percezione del Reddito di cittadinanza per un totale di 47.900 euro. Anche loro avevano fatto richiesta del reddito di cittadinanza tramite Caf di Milano, pur non avendone i requisiti. Circostanza, questa, che avvalora ancora di più l’ipotesi che dietro potrebbe celarsi una vera e propria rete criminale che parte dai campi rom e organizza questi “viaggetti d’affari” in Italia