Affossato in Senato il ddl Zan: la cosiddetta “tagliola”, chiesta da Lega e FdI, ha ricevuto 154 voti favorevoli e 131 contrari. Registrati anche due astenuti. Pertanto, l’esame del disegno di legge, approvato alla Camera il 4 novembre 2020, si ferma qui.
La tagliola è uno strumento previsto dall’art. 96 del regolamento di Palazzo Madama; esso prevede che prima dell’inizio dell’esame degli articoli di un disegno di legge, un senatore per ciascun gruppo possa avanzare la proposta di non passare all’esame. La votazione è avvenuta a scrutinio segreto. Applausi e fischi si sono mescolati alla comunicazione dell’esito. Dopo il voto, la presidente di Palazzo Madama, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha sospeso la seduta.
E’ divenuto intanto virale il video del momento della comunicazione dell’esito della votazione in Senato, che immortala entusiasmo e delusione nello stesso tempo.
Naturalmente lo stop al ddl Zan ha suscitato reazioni contrastanti. Se Lega e Fratelli d’Italia hanno esultato all’esito della votazione, Matteo Renzi aizza la polemica. “Per mesi ho chiesto di trovare un accordo per evitare di far fallire il ddl Zan – ha commentato il segretario di Italia Viva -. Hanno voluto lo scontro e queste sono le conseguenze. Chi polemizza sulle assenze dovrebbe fare i conti con i 40 franchi tiratori. La responsabilità di oggi è chiara: e dire che per Pd e Cinque Stelle stavolta era facile, più facile dei tempi di ‘O Conte o morte’. Non importava conoscere la politica, bastava conoscere l’aritmetica”.
“L’arroganza di Cinque stelle e Pd ha prodotto una sconfitta incredibile, non solo per il Parlamento, che ha perso l’occasione di far approvare una legge di civiltà, ma per le tante donne e uomini che aspettavano di essere finalmente tutelati da aggressioni e discriminazioni”. Così ha dichiarato Maria Elena Boschi, presidente dei deputati di Italia Viva. “Oggi si è verificato quello che abbiamo paventato da mesi, così la cecità e l’ostinazione di pochi ha fatto affossare una legge necessaria al Paese”.
“Noi siamo quelli che hanno portato a casa la legge sulle unioni civili – aggiunge – loro hanno giocato sulla pelle di persone che meritavano una legge, non delle bandierine. Lo dico con amarezza perché fino alla fine ho sperato di sbagliare le previsioni, ma purtroppo e’ andata come avevamo immaginato. Un vero dispiacere”.
Plauso da parte di Matteo Salvini. “Sconfitta l’arroganza di Letta e dei 5Stelle – ha commentato il leader della Lega – hanno detto di no a tutte le proposte di mediazione, comprese quelle formulate dal Santo Padre, dalle associazioni e da molte famiglie, e hanno affossato il Ddl Zan. Ora ripartiamo dalla proposte della Lega: combattere le discriminazioni lasciando fuori i bambini, la libertà di educazione, la teoria gender e i reati di opinione”.
Forza Italia aveva reso noto il suo voto favorevole alla tagliola. “Lo faremo – ha dichiarato il senatore forzista Andrea Cangini – perché è una pretesa eccessiva dire: ‘Consegnami le armi e poi vediamo se dobbiamo fare un duello o un accordo’. Io dico: ‘Te le consegno quando sarà chiaro che faremo un accordo'”. Chiaramente si tratta di un riferimento all’apertura del Pd a modifiche del testo.
“La mia impressione è che Letta abbia finto di aprire una mediazione”, ha aggiunto. Favore anche in merito all’uso del voto segreto: “Ha un senso più che in altri casi, perché è davvero una questione di coscienza che è diventata iperpolitica”.
“Hanno voluto fermare il futuro. Hanno voluto riportare l’Italia indietro. Sì, oggi hanno vinto loro e i loro inguacchi, al Senato. Ma il Paese è da un’altra parte. E presto si vedrà. #DdlZan”. Così ha commentato su Twitter il segretario del Pd Enrico Letta.
Analoga reazione da parte del Presidente del M5s Giuseppe Conte.“Sul ddl Zan registriamo un passaggio a vuoto su un percorso di civiltà e di contrasto a ogni forma di discriminazione e violenza per l’orientamento sessuale. Chi oggi gioisce per questo sabotaggio dovrebbe rendere conto al Paese che su questi temi ha già dimostrato di essere più avanti delle aule parlamentari”.
Sulla questione si è espresso anche il presidente della Cei, cardinal Gualtiero Bassetti. “Il voto del Senato offre un’ulteriore considerazione nel segno del concetto stesso di democrazia: una legge che intende combattere la discriminazione non può e non deve perseguire l’obiettivo con l’intolleranza. Tra l’approvazione di una normativa ambigua e la possibilità di una riflessione diretta a un confronto franco, la Chiesa sarà sempre a fianco del dialogo e della costruzione di un diritto che garantisca ogni cittadino nell’obiettivo del rispetto reciproco”.
“L’esito del voto al Senato sul ddl Zan – ha aggiunto- conferma quanto sottolineato più volte: la necessità di un dialogo aperto e non pregiudiziale, in cui anche la voce dei cattolici italiani possa contribuire all’edificazione di una società più giusta e solidale”.
“I numeri della votazione con cui il Senato ha affossato il testo Zan contro l’omotransfobia sono inesorabili: la nostra classe politica è in larga maggioranza omofoba”. Così ha dichiarato Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay. “Il margine con cui la maggioranza del Senato si è espressa va ben oltre i confini delle destre, dei finti liberali di Forza Italia o dei cinici arrampicatori di Italia Viva. Ci sono responsabilità anche all’interno delle forze politiche in cui militano i parlamentari primi firmatari del testo. Insomma: c’è una responsabilità diffusa della politica, che ne esce fotografata in maniera implacabile. Questo Parlamento non è stato all’altezza delle sfide di questo tempo, l’argine all’omotransfobia continuerà a porlo il Paese, le rete informali, le associazioni, tutte le persone di buona volontà. Non lo Stato, che ancora una volta si gira dall’altra parte. Ringraziamo coloro i quali si sono battuti, a tutti gli altri consegniamo la nostra vergogna”.
Intanto, il regolamento del Senato prevede che dopo la tagliola non si possa più ripresentare lo stesso testo di legge. Dunque, si potrà avanzare un nuovo testo sullo stesso argomento, ma dovranno passare almeno sei mesi dalla votazione.
La proposta dovrà poi essere calendarizzata alla Camera o al Senato e seguire tutto un iter di approvazione.