Delio Rossi e il Palermo, una storia che deve rimanere nel passato
La nostalgia non deve influenzare le scelte di Sagramola. E poi diciamola tutta: meglio Guidolin…
Il calcio che amo non c’è più. Come non c’è più il vecchietto che vendeva giochini e caramelle a Valdesi di fronte al bar Lido e non ci sono più gli anni in cui il pallone era compagno delle nostre estati in cortile. Inevitabile. Si chiama il tempo che passa. E che ci costringe a guardare avanti e a cercare nuovi modi di declinare la vita. Voltarsi indietro – quell’esercizio che si chiama nostalgia – fa parte di quella visione romantica che abbiamo del noi di prima, il tempo in cui tutto sembra bellissimo, meravigliosa illusione, un gioco di prestigio per gentile omaggio della memoria.
LETTERA D’AMORE
Tutto questo pippone per parlare di Delio Rossi, la cui letterina d’amore al Palermo che RosaneroLive ha pubblicato ieri (LEGGI QUI) è la notizia delle notizie in un tempo in cui il calcio è solo parlato. Rossi rappresenta il passato, la visione romantica, la voglia di rifugiarsi nella memoria felice di un tempo che mai più ritornerà. Suggestione emozionante per chi non sa accettare il presente che ci dice che l’unico pensiero vincente sarebbe pensare a cosa è la serie C.
COSA E’ LA SERIE C
La terza serie non è più quella di Ferrara e Polizzi, per intenderci. I valori tecnici sono stati modificati dall’allargamento delle rose delle squadre, fenomeno che parte dalla serie A e a cascata mostra il suo effetto dirompente proprio in serie C, campionato che ancora oggi può solo definirsi come l’affaccio al calcio professionistico.
TOTEM PANCHINE
C’è ancora qualche vecchia gloria che draga ingaggi e spende le sue ultime fatiche e anche qualche talento naufragato al confine del calcio che conta. I connotati di base sono sempre quelli, ma la preparazione generale in ambito tecnico si è via via evoluta. L’allenatore, più che in ogni altra serie, è uno che incide e lo fa attraverso la conoscenza di uomini, situazioni, campi e regole non scritte che appartengono a questo particolarissimo pianeta. Di totem in panchina non ne servono, né di numi tutelari che ci ricordano un decennio abbondante di orgasmi multipli.
UNA DEBOLEZZA
La scelta di Delio Rossi sarebbe illogica, un atto di debolezza progettuale, una concessione alla piazza che oggi via social ritiene di contare di più rispetto all’epoca di Vicè U’ pazzu, tanto per ricordare la faccia più verace del tifo. Errore che siamo certi Rinaldo Sagramola, pragmatico sino al midollo, non commetterà mai. Rossi rappresenta quel passato di cui andare fieri, ma quando ha provato a travestirsi da presente sappiamo l’esito quale fu.
VIETATO SBAGLIARE
Il calcio, come il poker, è scienza esatta sul lungo periodo. Una partita la puoi scattiare, un campionato no, lo vince sempre il più forte. La serie C rappresenta l’incognita più insidiosa perché salgono i costi di gestione in maniera esponenziale e i ricavi restano fermi al palo. Ci vuole testa, programmazione, capacità sul mercato e fortuna (come in ogni evento della vita). Non si può sbagliare nulla.
GUIDOLIN NEL MIO CUORE
Ritornando a Rossi, dovuto un ringraziamento per la sensibilità e l’affetto dimostrato. Sarà sempre un uomo simbolo di un periodo che racconteremo ai nipoti. Ma non sarà mai il mio Bagnoli, quello che ha compiuto il miracolo e che ha segnato la storia. Il mio Bagnoli è Guidolin, artefice dell’impresa in più atti. Mi sarebbe piaciuto vedere Guidolin alla guida di quel Palermo che aveva i mezzi per andare in Champions e che perse il tram per difetto di mentalità, soprattutto in trasferta.
LA NOTTE DI ROMA
E avrei voluto vederlo seduto in panchina nella notte di Roma, perché con tute le avversità quell’Inter non ci era affatto superiore. E se il destino non avesse giocato contro Amauri a dicembre di quella stagione, Guidolin in Champions ci sarebbe arrivato con un potenziale tecnico che era la metà del Palermo di Pastore e Ilicic.
STOP ALLA NOSTALGIA
Ma lasciamo Rossi e ovviamente anche Guidolin nelle stanze della memoria e pensiamo al presente. E pensiamo ai tanti derby che si faranno da qui all’inizio del campionato. “Toscano è meglio di Caserta? E Italiano? Meglio Tedesco. E’ palermitano, meglio di lui chi…” Pare di sentirle quelle voci che prima riempivano il piazzale dello stadio, dieci persone al massimo, gli opinion leader della Favorita. E oggi quelle voci rimbombano nelle bacheche dei profili social. Basta, stop alla nostalgia. E forza Palermo.